Quadro macroeconomico (USA)
Gli Stati Uniti hanno chiuso il 2022 con una crescita del PIL del 2,1%. Secondo le stime preliminari, nel primo trimestre del 2023 la crescita è proseguita, ma rallentando più delle attese: l’espansione si è fermata all’1,1% annualizzato (+0,3% trimestrale), risentendo delle politiche monetarie restrittive operate dalla FED per arginare l’inflazione e della maggiore incertezza del quadro macroeconomico.
Il Fondo Monetario Internazionale, nel recente World Economic Outlook di metà aprile, ha comunque rivisto in rialzo la stima per il PIL 2023 dall’1,4% all’1,6%. Le ultime previsioni di consensus sono meno positive, aspettandosi un’espansione dell’1,1%.
Restano da valutare gli effetti dei recenti fallimenti bancari e del protrarsi delle negoziazioni sull’aumento del limite sul debito pubblico. Le rilevazioni tra gli analisti indicano un rialzo delle probabilità di una lieve recessione nel secondo semestre del 2023, circostanza non esclusa neppure dalle ultime proiezioni della FED.
Il mercato del lavoro resta teso, ma emergono segnali di raffreddamento. In aprile l’occupazione dipendente è aumentata di 250 mila unità e il tasso di disoccupazione è diminuito al 3,4%. Il rapporto tra “Job Openings” e disoccupati, una misura dell’eccesso di domanda sul mercato del lavoro, ha tuttavia proseguito la diminuzione, collocandosi a 1,6, valore nettamente superiore alla media pre-pandemica (1,2), ma inferiore rispetto all’1,9 di gennaio scorso.
I consumi hanno continuato a crescere nel primo trimestre 2023, ma si sono progressivamente indeboliti; le vendite al dettaglio sono calate sia a febbraio sia a marzo di circa lo 0,7%.
L’inflazione resta elevata, ma in calo. A aprile il dato annuo è sceso al 4,9% (indice CPI), il valore più basso dal 2021. Il dato palesa l’impatto delle politiche monetarie operate dalla FED. Al netto delle componenti più volatili, l’inflazione di fondo si conferma più vischiosa, registrando ad aprile un +5,5%.
I tassi di interesse della FED sono stati portati a aprile al 5-5,25%. La FED ha implicitamente ammesso che il ciclo di rialzi possa essere vicino al picco, ma le future decisioni dipenderanno dall’evoluzione del quadro macroeconomico. I mercati finanziari scontano una possibile riduzione dei tassi di policy già entro la fine dell’anno.