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Quadro macroeconomico (AUSTRALIA)

Paese ricco di risorse naturali e caratterizzato da un elevato dinamismo economico, dal 1992 e fino allo scoppio della pandemia da COVID-19, l’Australia ha registrato tassi di crescita economica positivi, anche grazie ad una crescente domanda internazionale di materie prime (minerario/energetico) e di prodotti agricoli.

Nel 2023 l'economia australiana si posiziona 13esima su scala mondiale. Pur ospitando solo lo 0,3% della popolazione mondiale (27 milioni di abitanti), l’Australia rappresenta nel 2023 l'1,7% dell'economia globale.

Il PIL australiano del 2025 sarà di circa 1.560 miliardi di euro, leggermente in crescita rispetto ai 1.528 miliardi di euro del 2024 (Economist Intelligence Unit).

Il tasso di crescita si trova in un triennio abbastanza positivo (3,9% nel 2022, 2% nel 2023, 1,7% nel 2024) che sembra però avere una svolta nelle previsioni nel 2025 con un tasso in crescita del 2,4%.

Il Tesoriere Jim Chalmers ha presentato a maggio 2024 la legge finanziaria, confermando il segno positivo dello scorso anno: oltre 9 miliardi di dollari australiani di attivo; 0,3% del PIL nominale. Da una prospettiva economica, esso è anche il frutto di entrate fiscali superiori alle attese, indirettamente favorite dal prezzo elevato delle tante materie prime esportate e dalla sostenuta domanda internazionale (l’Australia beneficia attualmente dei migliori termini del commercio della sua storia). Nel medio-lungo periodo invece è previsto un debito: già nel 2025-26 esso dovrebbe aggirarsi intorno ai 25 miliardi di dollari.

Nel 2023 le esportazioni di beni e servizi in Australia sono maggiori rispetto alle importazioni (26,72% delle prime contro il 21,36% delle seconde).

Ferro, carbone e gas naturale rappresentano le prime 3 voci dell’export australiano raggiungendo quasi la metà del mercato delle esportazioni (46,7%) seguite istruzione (7,1%) e oro (4,2%).

Viaggi, frumento e manzo sono le successive voci nella top ten delle esportazioni che non rientrano nel settore minerario e si posizionano al (7°,8° e 10° posto).

I prodotti finito sono principalmente i beni importati in Australia. Nella top 10 troviamo al primo posto il petrolio raffinato con 9,3% (mentre il petrolio grezzo si posiziona al 9° posto tra le esportazioni) seguito da viaggi personali 6,9% , veicoli a motore per passeggeri 6,6% e di trasporto merci 3,2%, apparecchiature e parti di telecomunicazione 3,2%, servizi di trasporto merci 3,2%, servizi professionali 2,7%, computer 1,9%, medicinali 1,7% e servizi di trasporto passeggeri 1,6%.

 

L’Australia possiede vaste riserve di minerali che sono fondamentali per la trasformazione energetica globale, inoltre detiene il primato come prima produttrice al mondo di litio e minerale di ferro.

Le riserve australiane di zinco, uranio, nichel e minerale di ferro sono tra le più vaste a livello globale. L'Australia possiede anche la seconda posizione per riserve di litio, cobalto e tantalio e la sesta per i minerali di terre rare.

Per quanto riguarda i settori energie rinnovabili e trazione investimenti esteri, il Governo Albanese ha proposto la strategia “Future Made in Australia” (FMIA) con un budget stimato di 22,7 miliardi di dollari australiani da distribuire nei prossimi 10 anni.

Secondo Albanese questa legislazione ha lo scopo di sbloccare gli investimenti del settore privato per costruire un'economia più forte, più diversificata e più resiliente, alimentata dalle energie rinnovabili, che crei posti di lavoro sicuri e meglio retribuiti in tutto il Paese.

Questo pacchetto agisce su tre aspetti principali: legiferazione su un nuovo quadro di interesse nazionale, introduzione di un solido processo di valutazione del settore e delineamento dei principi di beneficio per la comunità a cui faranno riferimento le decisioni di investimento.
Il pacchetto Future Made in Australia ha l'obbiettivo di migliorare l'ambiente degli investimenti e incoraggia nuove industrie per la transazione energetica.

 

Specificatamente alle energie rinnovabili, il Governo punta in maniera convinta sull’idrogeno per un investimento complessivo di 6,7 miliardi di dollari. Si tratta di una misura che, attraverso una sovvenzione di 2 dollari australiani al chilo di idrogeno certificato come “verde”, intende render maggiormente competitiva una fonte di energia dall’enorme potenziale in questo Paese ricco di risorse naturali.

Si tratta infatti di un piano che mira a rafforzare, da un lato, le capacità produttive australiane e, dall’altro, facilitare il percorso verso la transizione energetica, al fine di raggiungere le “zero emissioni” entro il 2050.

Nel settore minerario, un simile investimento finanziario (7,1 miliardi), sempre attraverso incentivi pubblici, è stato preventivato al fine di creare un’industria di trasformazione e raffinamento dei materiali critici, partendo dal presuppostoche la domanda globale è prevista crescere del 350% entro il 2040 secondo le previsioni governative. Assicurare valore aggiunto a quanto l’Australia già estrae e fornire un contributo significativo alle catene di valore internazionale, oltre che continuare a ridurre la dipendenza commerciale dalla Cina, sono tra i principali, ambiziosi obiettivi di tale iniziativa.

 

 

Ultimo aggiornamento: 31/07/2024