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10/12/2015 - Focus Marocco e investimenti, incentivi anche per le imprese italiane

Focus Marocco e investimenti, incentivi anche per le imprese italiane

MAROCCO – Posizione geografica, competitività per i costi, presenza di una forza lavoro qualificata, infrastrutture, inflazione bassa e sotto controllo, accessibilità ai mercati. Se questo, a oggi, è il Marocco, altri fattori possono contribuire a spingere un’azienda a puntare sul paese, sia in termini commerciali – c’è una classe media in crescita – sia in termini di investimenti. In quest’ultimo caso, per esempio, diversi sono gli incentivi a disposizione degli investitori, soprattutto per quanti intendano produrre per l’export; esiste inoltre un ufficio, l’Agenzia marocchina per la promozione degli investimenti (Amdi), che costituisce un utile e singolo trait d’union tra l’investitore straniero e il Marocco, fornendo una serie di servizi gratuiti e canali di accesso diretti e garantiti dallo stesso Stato marocchino.

Per le aziende italiane, poi, cercare il supporto dellʼambasciata italiana e di Ice e consultare i servizi messi a disposizione dal Ministero degli Affari Esteri (come InfoMercatiEsteri) costituiscono un ulteriore elemento il cui valore però non viene sempre preso nella giusta considerazione.

Attualmente il Marocco dispone di un Fondo di sviluppo industriale e degli investimenti (Fddi) che eroga incentivi di vario tipo: sostegno fondiario con contributi fino al 20% per le spese di acquisizione; contributo del 5% per infrastrutture esterne; contributo del 20% per costi di formazione. Le condizioni di eleggibilità per l’Fddi sono: investimenti di almeno 200 milioni di dirham (18 milioni e 260 mila euro); creazione di almeno 250 nuovi posti di lavoro; trasferimento tecnologico; ubicazione in una zona prioritaria; tutela dell’ambiente.

Il Fondo Hassan II prevede un contributo del 15% sul totale dell’investimento (30% a sostegno fondiario e 15% per attrezzature). Le condizioni di eleggibilità in questo caso sono: investimento totale di almeno 1,2 milioni di dollari (poco più di un milione di euro); investimenti per beni e attrezzature di almeno 0,6 milioni di dollari (circa 527 mila euro). L’investimento deve inoltre essere inquadrato in uno dei seguenti settori: automobile, aeronautica, elettronica, nanotecnologie, microelettronica, biotecnologia.

Altra iniziativa riguarda la creazione di zone franche, dove, per poter operare, occorre garantire che il 70% della produzione sia destinata all’export. Operare in una zona franca consente di ottenere benefici quali lʼesenzione totale dell’imposta sugli utili societari per i primi cinque anni di esercizio e successivamente unʼimposta dell’8,75%; lʼesenzione totale dell’imposta sul reddito per i primi cinque anni e riduzione dell’80% nei 20 anni successivi; nessun dazio doganale e procedure doganali semplificate; una tassazione ad aliquota specifica del 20% per i redditi salariali; lʼesenzione per gli atti costitutivi e l’aumento di capitale.

Il Marocco ha organizzato inoltre 22 Piattaforme industriali integrate (P2I) sviluppate su sei tipologie: offshoring, generalista, aeronautico, automobilistica, energia rinnovabile, agroalimentare.

Notizia segnalata da
InfoAfrica www.infoafrica.it