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Quadro macroeconomico (ISRAELE)

Gli indicatori economici pre-coronavirus descrivevano Israele come un Paese in crescita da oltre quindici anni, con un tasso medio annuo calcolato sul periodo 2000-2016 del 3,3% (dati OCSE). Nel 2019 il tasso di crescita era del 3,5%, il tasso di disoccupazione era al 3,4%, il debito pubblico al 59,9%, il deficit  al 3,7%, il tasso d'inflazione in lieve diminuzione rispetto al 2018 (0,6%). Presenti nel Paese piu' di 6000 start-up, 4,3% del PIL investito in ricerca e sviluppo (il tasso più alto nell’area OCSE), primo Paese al mondo per investimenti venture capital pro-capite (674$), 8,3 miliardi di dollari investiti in aziende hi-tech nel 2019. Questi erano (e restano) i punti di forza del sistema economico israeliano, basato su elementi quali la visione strategica e imprenditoriale dello Stato, la collaborazione tra pubblico e privato, la capacita' di osare e innovare, realta' academiche di alto livello e una significativa capacita' di attrazione di capitali stranieri. Messa a dura prova dall'emergenza sanitaria da Covid-19, la stagione dei record si e' interrotta bruscamente, provocando una difficile congiuntura economica che ha determinato un forte peggioramento del quadro macroeconomico. L'adozione di severe misure di contenimento del contagio (ancora parzialmente in vigore e in graduale allentamento) ha ulteriormente depresso l'economia del Paese, peggiorandone tutti i fondamentali. Le prospettive economiche per Israele restano pertanto incerte e difficili, dimostrando la volatilita’ della situazione che sara' strettamente legata all’andamento delle misure di contenimento  della pandemia e della vaccinazione di massa.

Non pochi sono i problemi che il Governo uscente e quello che nascerà all’indomani delle prossime elezioni politiche dovranno quindi affrontare, anche se tranquillizzano i primi dati del Central Bureau of Statistics (CBS) relativi al PIL nel 2020, sceso in Israele in modo meno sostenuto rispetto alla media dei Paesi OCSE (-2,4% rispetto al 2019, paragonato ad una media Ocse del -5,5%). Anche le previsioni per il 2021 non si discostano molto, se non in un senso più positivo per Israele, rispetto a quelle dei Paesi OCSE. La Banca Centrale d’Israele (BOI), prevede che in uno scenario di vaccinazione rapida - in cui piu’ del 70% della popolazione sara’ vaccinata entro maggio - l'economia potrebbe crescere del 6,3%, con una riduzione del deficit all’ 8%. Nel caso di un rallentamento del processo di vaccinazione, lo scenario sarebbe meno roseo con una crescita del PIL limitata al 3,5%. Preoccupa infine il crollo del 5,2% del Pil pro-capite, sceso più pesantemente rispetto alla media dei Paesi dell’area Ocse. Per la rinascita economica del Paese, il vaccino sarà quindi fondamentale. Tuttavia, le agenzie di rating hanno messo in guardia il Governo sul fatto che l'assenza di un bilancio per il 2021, con il continuo affidamento al bilancio provvisorio dal 2019, l’instabilità politica e l’assenza di adeguate politiche fiscali possano avere un forte impatto negativo sul rischio del debito dello Stato di Israele.  Nel 2020 è stato registrato un deficit di bilancio vicino al 12% del PIL, un livello che non si vedeva dagli anni ottanta. Mentre il debito pubblico è salito a oltre il 73% del PIL alla fine dell'anno, dal 60%, cancellando in un colpo anni di sforzi per ridurre la cifra. Rispetto al grande impatto della crisi sul volume del debito pubblico, gli effetti sul debito privato totale non sono stati così sensibili, ed i tassi di interesse sul credito sono rimasti relativamente bassi grazie ai numerosi strumenti di politica monetaria di cui si è avvalsa la Banca Centrale per affrontare la crisi, tra cui acquisti di valuta estera e di titoli di Stato e, per la prima volta, di obbligazioni societarie. Questi ed altri strumenti hanno consentito al mercato dei capitali di operare con stabilità anche sein uno scenario con molteplici fattori di rischio, e di sostenere l'attività economica anche in condizioni di enorme incertezza. Inoltre la possibilità per le banche di dilazionare la restituzione dei prestiti sta dando un po’ di respiro ad imprese e famiglie, soprattutto per quei settori economici duramente colpiti dalle chiusure e per coloro che hanno perso il lavoro a causa dell’arresto delle attività economiche. Il tasso di disoccupazione resta infatti molto alto, 15,4% nel 2020, destinato però a scendere nel 2021 all’8,6% nella previsione di una vaccinazione completata e di una riapertura entro maggio di tutte le attività economiche.

Elaborazione Ambasciata d'Italia su dati CBS, Bank of Israel, (febbraio 2021)

Ultimo aggiornamento: 24/02/2021