Politica economica (SLOVENIA)
Il trend positivo di crescita economica prosegue interrotto fin dagli ultimi mesi del 2013, quando la Slovenia è riuscita ad invertire la fase di profonda recessione che aveva portato nel 2009 una contrazione del PIL del 7,8%. Negli ultimi due anni il PIL ha registrato una solida crescita pari al 4,9% e 4,1%, rispettivamente, soprattutto grazie alla ripresa degli investimenti, della domanda interna e di quella estera. Buone sono le stime anche per il biennio 2019-2020: l'Istituto Umar/Imad prevede un 3,4% per l’anno in corso e un 3,1% il per il 2020, la Commissione Europea, invece, un aumento del 3,2% per il 2019 e per il 2020 del 2,8% comunque superiore alla previsione della media dell’area Euro (1,2% e 1,4%).
I conti pubblici sono tornati in equilibrio, dopo aver rappresentato motivo di preoccupazione per il trend in rapido peggioramento negli anni della crisi finanziaria (portando il debito pubblico da 22% del PIL nel 2008 al 83% nel 2015). Dopo la ricapitalizzazione del sistema bancario avviata nel 2013, il Governo sloveno – applicando una forte politica di austerity – aveva adottato nel 2015 correzioni di bilancio che gli hanno permesso di ricondurre il deficit sotto la soglia target al 2,9% del PIL. Nel 2017 il Paese ha realizzato per la prima volta negli ultimi 20 anni un surplus positivo, che è proseguito anche nel 2018 e ha contribuito ad un ulteriore riduzione del debito al 70,1% del PIL. Il Ministero sloveno delle Finanze prevede anche per il 2019 il proseguimento positivo, che potrebbe ulteriormente ridurre il debito al 65,4% del PIL.
La prudenza continua ad essere necessaria per raggiungere l'equilibrio strutturale a medio termine. Sotto il profilo degli investimenti, che beneficeranno anche dei finanziamenti europei, la priorità è attribuita alle politiche imprenditoriali e di competitività, all'informatica, scienza, tecnologie e digitalizzazione, al mercato del lavoro e all'istruzione. Il Paese è ancora al di sotto della media europea per il criterio di PIL pro capire per potere d'acquisto (85%). Le politiche di sviluppo dovranno puntare sulla promozione di crescita della produttività necessaria per il progresso economico e per la crescita del livello di vita della popolazione.
La politica economica del Governo Sarec deve tenere conto della necessità di proseguire il percorso di consolidamento fiscale, associandolo a misure di stimolo agli investimenti, per mantenere sostenibile l’attività produttiva e proseguire con le riforme strutturali prioritarie per stimolare la crescita e l'occupazione, a partire da quelle del mercato del lavoro, della sanità pubblica, della pubblica amministrazione e del sistema pensionistico.
Fra gli obiettivi prioritari del Governo l'innalzamento dell'efficienza energetica e la protezione della natura e dell'ambiente, con specifico riguardo alla prevenzione dell'inquinamento e cambiamenti climatici. L'ambiente d'affari in Slovenia è tuttora caratterizzato da un'altissima concentrazione di partecipazioni pubbliche incrociate. Molta attenzione deve essere dedicata alle istituzioni create per l'assorbimento dei crediti inesigibili (BAMC - Bank Asset Management Company, c.d. "bad bank") e per la riorganizzazione delle partecipazioni pubbliche (SSH - Holding Sovrana Slovena, c.d. "superholding di Stato"). Il processo di privatizzazione sta proseguendo in base alla Strategia per la gestione degli asset pubblici.
Per quanto riguarda gli investimenti, il Governo ha già approvato il programma per la costruzione del secondo binario ferroviario tra Divaccia e Capodistria e prosegue con l'attuazione dei progetti per la costruzione dell'Asse di Sviluppo 3, che attraverso la Slovenia collega l'Austria con la Croazia.
In vista della presidenza del Consiglio dell'UE, che passerà alla Slovenia nel 2° semestre 2021, il Paese intende rafforzare la propria figura di Stato membro attivo dell'UE.