Politica economica (EMIRATI ARABI UNITI)
Il grado di apertura del Paese evidenzia un’elevata propensione ad un regime di libero scambio. In linea generale, è infatti liberamente consentito vendere direttamente agli utilizzatori finali, tramite un rivenditore; è inoltre possibile costituire joint venture o autorizzare una società locale a vendere i propri prodotti con contratti in “franchising”. Il 1° giugno 2021 gli EAU hanno riconosciuto, inter alia, alle persone fisiche e giuridiche straniere il diritto di detenere la totalità del capitale delle società costituite nel paese. Sono, tuttavia, previste alcune limitazioni a tutela di settori economici ritenuti sensibili, quali: telecomunicazioni; bancario, finanziario e di stampa delle valute; difesa e sicurezza; scuole coraniche ed attività legate al pellegrinaggio; pesca e servizi connessi.
In risposta al crollo dei prezzi del petrolio e in ragione della necessità di rendere maggiormente sostenibile l’economia del Paese, gli EAU hanno avviato negli ultimi anni un processo di diversificazione economica volto, da una parte, ad aumentare il contributo all’economia del settore non oil, dall’altra, a garantire un maggior equilibrio nella politica fiscale.
Tra gli elementi centrali del processo di diversificazione economica, vi è il crescente interesse per il settore delle rinnovabili. La “Dubai Clean Energy Strategy 2050”, che prevede investimenti per 150 miliardi di AED (circa 38 milioni di euro), mira a rendere l’emirato di Dubai un polo mondiale dell’energia pulita e della green economy. L’obiettivo è quello di fornire il 75% dell’energia dell’Emirato da fonti pulite entro il 2050.
In linea con la strategia di diversificazione economica, il Governo sta inoltre implementando una strategia di maggiore sostegno alle PMI, con l'obiettivo di aumentare il loro contributo all'economia del Paese. A questo proposito, il governo degli EAU ha assunto un ruolo importante nella creazione di iniziative e programmi per aiutare le fonti di finanziamento delle PMI.
Sul fronte della sostenibilità dei conti pubblici, gli EAU hanno in questi anni progressivamente aumentato la tassazione (soprattutto quella indiretta) al fine di ridurre la dipendenza del gettito fiscale dagli introiti petroliferi. In particolare: i) ad inizio 2018 è stata introdotta l'imposta sul valore aggiunto con aliquota al 5%; ii) da ottobre 2017 una accisa del 100% su tabacco e del 50% sulle bibite energetiche; iii) dal 2016 una tassazione pari al 25% del valore dei servizi nel settore turistico-alberghiero; iv) dal 2016 un'imposta comunale sul valore delle proprietà immobiliari e dei contratti d'affitto, e così via.
Gli EAU possiedono un’imponente massa finanziaria, che investono all’estero attraverso i fondi sovrani. La destinazione degli investimenti si sta diversificando: una crescente quantità di investimenti di portafoglio viene tramutata in investimenti diretti. Allo stesso tempo, la ripartizione geografica va modificandosi con crescenti quote dirette verso Asia e Africa. Secondo il World Investment Report 2022 pubblicato dalla Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), gli Emirati Arabi Uniti si sono classificati al 17° posto a livello globale in termini di flussi di IDE in uscita, per un totale di 22,5 miliardi di dollari nel 2021, con una crescita del 19% rispetto all'anno 2020. A tale cifra si devono peraltro aggiungere gli investimenti connessi al patrimonio privato dei principali Sceicchi del Paese.