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Relazioni internazionali (DANIMARCA)

La politica estera danese dopo la Seconda Guerra Mondiale può essere raffigurata come sovrapposizione di quattro circoli concentrici. Il primo ed il più ampio è quello della cooperazione con l’ONU e della cooperazione allo sviluppo con il Terzo Mondo. Il secondo è il circolo atlantico, caratterizzato da un’intensa relazione con gli USA e la NATO nella politica di sicurezza. Il terzo è l'UE. Il quarto è rappresentato dalla relazione con i Paesi nordici.

Nel corso degli anni 2000, la politica estera danese si è svolta eminentemente nell’ambito della cooperazione europea, ma la relazione con gli altri Paesi nordici e baltici ha mantenuto un rilievo prioritario (la Danimarca è parte del Consiglio Artico, del Consiglio Nordico, del Consiglio del Mar Baltico e del Consiglio di Barents). In particolare, a causa dei cambiamenti climatici e del conseguente rapido scioglimento dei ghiacci, la regione dell’Artico (di cui la Danimarca è uno Stato costiero, tramite la Groenlandia) riveste un’importanza geopolitica crescente. Alla luce anche della nuova linea più aggressiva promossa dalla Russia, tale fatto potrebbe indurre il Parlamento danese ad incrementare il bilancio delle Forze Armate nei prossimi anni. Negli ultimi anni una tra le principali priorità nei report e nei documenti strategici del Ministero degli Affari Esteri vi è quella di rinforzare la cooperazione in materia di sicurezza. La Danimarca si impegna ad assicurare che la NATO rimanga la più importante tra le piattaforme per intervenire attraverso operazioni internazionali.

Nonostante le sue piccole dimensioni, la Danimarca è presente con proprie unità militari in vari teatri di crisi in tutto il mondo, tra cui Afghanistan, Iraq Mali. La posizione di leadership danese nel commercio marittimo ha reso necessaria la strategia 2019-2022 per combattere la sempre più temuta pirateria sulle rotte commerciali globali, in particolare nel Golfo di Guinea e nel Corno d’Africa. Attualmente la marina danese è presente nel Golfo Persico e nel Golfo di Aden.

La Danimarca continua a contribuire alle operazioni internazionali dell’ONU e in particolare è molto attiva nella cooperazione contro l’ISIL in Iraq e in Siria.

La Danimarca è inoltre tradizionalmente molto attiva nel campo della cooperazione allo sviluppo. Gli aiuti pubblici allo sviluppo danesi dagli anni ‘70 hanno sempre superato la soglia dell’UN dello 0,7% del reddito nazionale lordo. Nel 2018 la Danimarca, insieme ad un gruppo di altri paesi ha lanciato la P4G (“Partnership for Green Growth and the Global Goals 2030”), il cui primo summit si è tenuto a Copenaghen. Il P4G è una nuova iniziativa che ha l’ambizione di diventare il principale forum volto alla creazione di partnership in grado di dare un contributo al raggiungimento degli SDGs e agli obbiettivi degli Accordi di Parigi.

I rapporti con l’UE rimangono sostanzialmente problematici: la maggioranza della popolazione è restia a cessioni di sovranità. Dopo il No dei Danesi nel referendum popolare sul Trattato di Maastricht del 1992, il Governo, elaborò degli opt-out nei settori Giustizia ed Affari Interni, Difesa, e cooperazione monetaria. Il 3 dicembre 2015 l’elettorato danese ha bocciato con una maggioranza del 53,1% la proposta referendaria per la trasformazione dell’opt-out GAI in un opt-in. Una maggioranza parlamentare appare inoltre favorevole all’indizione di un referendum per l’abrogazione dell’opt-out sulla Difesa, mentre resta esclusa la possibilità di un referendum sull’Euro.

L’uscita del Regno Unito dall’UE rappresenta la perdita di un importante alleato danese e la Danimarca si sta impegnando a raggiungere degli accordi tra l’UE e UK per poter continuare a cooperare nella maniera più proficua con il proprio vicino. Proprio l’uscita del Regno Unito ha comportato un supporto a livelli record in Danimarca per l’appartenenza all’Unione Europea. Un sondaggio del 2019 indica che il 66% della popolazione danese non gradirebbe l’uscita dall’unione (vs 22% leave).

Ultimo aggiornamento: 11/02/2021