X Chiudi
Governo Italiano
Governo Italiano

Breadcumbs

Politica economica (DANIMARCA)

Politica fiscale

A causa della diffusione del Covid-19 e dei lockdown attuati, i dati relativi ai consumi, investimenti ed entrate derivanti dal commercio internazionale hanno mostrato una netta diminuzione, così come a livello globale. La Danimarca è entrata nella sua più grande recessione da decenni. Tuttavia, agli inizi della pandemia, è partita con una solida posizione fiscale. Il suo debito dal 2011 ha seguito una traiettoria costantemente decrescente, raggiungendo il 33,3% del PIL nel 2019. La stima del debito pubblico nel 2020 è circa il 45%, ma il Governo continua a impegnarsi nella sua politica fiscale che mira a limitare (una volta terminata la fase pandemica) il deficit annuale allo 0,5% del PIL, un limite ancora più restrittivo di quello imposto dal Patto di Stabilità e Crescita dell’Unione Europea.
Per fronteggiare la crisi il governo ha messo in atto un pacchetto fiscale d’emergenza che ammonta al 4,5% del PIL. Ad agosto 2020 sono quindi state stanziate 131 miliardi di corone danesi, destinate all’assistenza sanitaria, a sussidi disoccupazione e a compensazioni per le attività più colpite dalla crisi. Queste misure hanno raggiunto 259,000 cittadini ed hanno evitato un nuovo picco di disoccupazione.
Nel nuovo piano economico per il 2021 il governo ha posto al centro il mercato del lavoro, proponendo di investire nella formazione e specializzazione del capitale umano. Altre proposte riguardano investimenti in iniziative green, che sapranno anch’esse diventare catalizzatori di lavoro dato che circa il 6% dei lavoratori è impegnato in questo settore.

La Danimarca risulta seconda solo alla Francia, e con un probabile sorpasso nel 2021, per quanto riguarda la più elevata pressione fiscale totale nell'Unione Europea in rapporto al PIL,  relativamente alle imposte dirette, indirette, imposte sui redditi da capitale e i contributi sociali. L'IVA ha aliquota unica per tutti i prodotti/servizi del Paese ed è pari al 25%,  superiore alla media dei 22 Stati dell’Unione europea che fanno parte dell’Ocse (21,7%).

Maggiori info su www.fiscooggi.it/rubrica/dal-mondo/schede-paese/articolo/danimarca#:~:text=Persone%20fisiche%3A%20imposte%20sul%20reddito&text=Si%20%C3%A8%20considerati%20residenti%20se,reddito%20superiore%20a%20tale%20soglia  

 

Politica monetaria

 

La Corona danese è ancorata all’Euro nel quadro dello European Exchange Rate Mechanism (ERM II). La Danimarca partecipa con un tasso centrale di 7.46038 Corone per Euro e una banda di oscillazione del +/- 2,25% rispetto al tasso centrale. La politica del tasso di cambio fisso implica che lo strumento di politica monetaria dei tassi d’interesse venga utilizzato esclusivamente al fine di mantenere la Corona vicino al tasso centrale.
La Banca Centrale danese tende pertanto a replicare le manovre sui tassi di interesse della BCE. Dopo un periodo di più o meno costante stabilità dal 2017 la Banca Centrale interviene due volte a dicembre 2018 e gennaio 2019 per rafforzare la corona. A causa della pandemia nel 2020 la Danmarks Nationalbank ha dovuto aumentare il suo tasso d’interesse di 15 punti base arrivando così allo -0.6%, per mantenere la corona attaccata all’euro. La linea di swap con la BCE è stata attivata, raddoppiando la sua entità, e da marzo a giugno sono state introdotte delle lending facility straordinarie.

Dal ottobre 2020 la quasi totalità delle banche del paese addebita interessi negativi pari a     -0.75% sui depositi anche di conti personali di privati cittadini che abbiano oltre 100.000 corone (13.400 euro) o 250.000 corone danesi (33.600 euro) in banca. Questa misura colpisce circa il 50% dei correntisti del Paese (a titolo di esempio, con 50.000 euro in banca, la commisione negativa annuale sarebbe pari a -375 euro).

 

Ultimo aggiornamento: 12/02/2021