Dove investire (ISRAELE)
- Costruzioni
- Fornitura di acqua; reti fognarie, attivitą di trattamento dei rifiuti e risanamento
- Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (anche da fonti rinnovabili)
- Altri mezzi di trasporto (navi e imbarcazioni, locomotive e materiale rotabile, aeromobili e veicoli spaziali, mezzi militari)
- Servizi di informazione e comunicazione
Costruzioni
Israele offre alle imprese italiane di costruzioni, di ingegneria e di architettura numerose opportunità sia in campo edile (residenziale, industriale, uffici, centri commerciali) che infrastrutturale (trasporti, logistica, energia e ambiente).Per l’edilizia abitativa, il Governo israeliano è impegnato a promuovere progetti di riqualificazione urbana nel solco dello sviluppo sostenibile e la costruzione di nuove opere infrastrutturali da realizzare con importanti investimenti pubblici, col coinvolgimento - finanziario, realizzativo, di gestione e manutenzione - del settore privato. Nell'ultimo decennio i prezzi delle abitazioni sono quasi raddoppiati, a ragione di una sostenuta domanda di alloggi dovuta alla rapida crescita della popolazione, ai bassi tassi di disoccupazione, all'aumento del reddito familiare e ai bassi tassi di interesse.Nei piani governativi strategici per il 2040, sono previste misure per incoraggiare ed attuare il rinnovo urbano, concedendo diritti di costruzione e di ricostruzione totale di singoli edifici (misure Tama 38) e di interi comprensori (misura Pinui Binui), purché conformi alle norme di sicurezza ed antisismiche nazionali (Israele è in zona sismica). A parte le opportunita’ offerte dalla pianificazione e dagli incentivi statali, il mercato immobiliare continua ad essere sostenuto da numerosi investimenti di compagnie estere che aprono uffici e centri di sviluppo e ricerca in Israele (è recente la notizia dell’apertura di un nuovo Data Center da parte di Microsoft, con un investimento da 600 milioni di USD), come pure sostenuta è la domanda di strutture per il terziario ed il commerciale. Inoltre, Israele ambisce a rivestire un ruolo importante nel settore turistico. Prima dell’insorgere della pandemia il Paese aveva raggiunto la cifra record di 4,6 milioni di turisti e massicci investimenti erano stati effettuati e programmati dalla locale componente alberghiera per aumentare la disponibilita’ di posti letto, senza però riuscire pienamente a soddisfare le esigenze del turismo moderno. Anche in tale ambito, pertanto, in prospettiva, si rilevano ampie opportunità per la filiera italiana, sia in fase progettuale che di esecuzione, oltre che per la fornitura di materiali da costruzione, di servizi, di attrezzature tecniche e di componenti di arredo, assecondando quegli elementi che sono alla base del vantaggio competitivo italiano: creatività, competenza, tecnologia, qualità e design. Sul fronte infrastrutturale il Governo israeliano nel 2020 ha approvato un nuovo piano che include 233 progetti con proiezione al 2024, dedicati a trasporti, acqua, rifiuti ed energia, per un valore stimato in 70 miliardi di dollari. Nel calcolo vengono esclusi i progetti e gli investimenti per la costruzione della metro di Tel Aviv (3 linee: la verde, la rossa e la viola) e il nuovo aeroporto internazionale (a supporto del Ben Gurion International Airport e dedicato a compagnie Low Cost e servizi Cargo) che insieme ammontano a circa 40 miliardi di dollari. Il comparto trasporti fa la parte del leone con 43 miliardi di dollari; a seguire le infrastrutture militari con 8 miliardi di USD, quelle energetiche con 7, quelle di desalinizzazione e del ciclo delle acque con 6 e altre infrastrutture per ulteriori 6 miliardi di dollari d’investimenti. La strategia governativa per il finanziamento di tale elevato numero di opere si basa in buona parte ed in misura crescente sul modello del PPP (partenariato pubblico-privato) col coinvolgimento - finanziario, realizzativo, gestionale e per la manutenzione - del settore privato. a Red Line), in costruzione, di circa 14 km, con 23 stazioni (costo stimato: 7 miliardi di NIS); Ulteriori opportunità derivano da progetti di costruzione di uffici governativi e di strutture della Difesa, di scuole e di ospedali, a cui si aggiungono progetti promossi dal settore privato, utilizzando la formula del Project Finance. Ciò avviene, ad esempio, nel campo dell'energia, tradizionale e rinnovabile, con utilizzo di varie tecnologie (di cogenerazione, solare fotovoltaica, eolica e idroelettrica). Inoltre, nell'ambito della liberalizzazione del mercato dell'elettricità, sono in atto una serie di privatizzazioni di centrali elettriche di proprietà della Israel Electric Corporation, che finora ha operato in regime di monopolio; la prima gara ha riguardato la centrale di Alon Tavor, che è stata ceduta a privati. Le prossime quattro gare riguarderanno le centrali di Ramat Hovav7, Reading, Hagit ed Eshkol.
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Fornitura di acqua; reti fognarie, attivitą di trattamento dei rifiuti e risanamento
Israele è famosa nel mondo per le tecnologie di dissalazione, di risparmio idrico e per il riciclo delle acque reflue. Tra le opere più importanti compiute su larga scala spicca la messa a punto di tecnologie che hanno consentito di desalinizzare le acque del mar Mediterraneo rendendola potabile, incrementando nel contempo il riciclaggio delle acque reflue; quasi il 90% di quelle domestiche viene trattato e riciclato per esigenze agricole e copre oltre metà del fabbisogno del comparto. In attesa dell’avvio delle gare relative all’impianto di desalinizzazione di Sorek B che sarà il più grande al mondo e coprirà ¼ del fabbisogno annuale israeliano, sono 5 gli impianti di desalinizzazione attivi in Israele, ad Ashkelon, Palmahim, Hadera, Soreq e Ashdod. Ad oggi, circa il 35% del fabbisogno di acqua potabile arriva dalla dissalazione, ma le prospettive sono quelle di arrivare ad una percentuale del 70% entro l’anno 2050. Anche da tali opere presenti e future possono scaturire opportunità interessanti per le imprese italiane che operano nei comparti delle tubature, dei raccordi, del valvolame e dei servizi collegati alla costruzione, conduzione e manutenzione di tali infrastrutture pubbliche. Altro settore di interesse israeliano e' quello relativo al trattamento di agenti inquinanti nelle acque e nei terreni. Nel settore ambiente esiste una complementarietà tra Italia e Israele. Mentre la tecnologia israeliana appare particolarmente sofisticata nei settori relativi alle fonti d’energia rinnovabile (solare ed eolica), pare che manchino nel paese adeguate conoscenze ed applicazioni industriali nell’ambito del monitoraggio, in particolare delle sostanze inquinanti e della gestione delle acque. Più in generale, comunque, esiste una potenziale complementarietà in questo settore tra il mercato italiano e quello israeliano secondo una formula di “tecnologia in cambio di strutture e sistemi di produzione”.
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Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (anche da fonti rinnovabili)
In tema energetico Israele si pone i seguenti obiettivi:
- decarbonizzazione, con la riduzione dell’uso del carbone al 14% per il 2025 rispetto al mix energetico (attualmente è al 30%); - sviluppo di energie rinnovabili, con la copertura del 30% del fabbisogno per il 2030;
- sfruttamento dei giacimenti di gas naturale off-shore e prosecuzione dell’esplorazione;
- sviluppo di energie alternative per lo stoccaggio e la mobilità del futuro (in particolare: energia solare luminosa, energia dal moto ondoso, depositi per lo stoccaggio ad aria compressa, idrogeno);
- attrazione di investimenti in ricerca e sviluppo.
Un’indubbia accelerazione è avvenuta all’indomani della scoperta, nel 2009, di importanti giacimenti di gas naturale off-shore nel Bacino del Levante, tanto da consentire ad Israele di raggiungere l’autosufficienza energetica, di avviare contestualmente il processo di decarbonizzazione, di attrarre investitori internazionali per la realizzazione di progetti infrastrutturali in chiave distributiva ed esportativa. Per sfruttare appieno questa importante risorsa è fondamentale sviluppare una rete interna di distribuzione e stoccaggio. L’obiettivo del Governo e dell’Autorità nazionale per il gas e’, in primo luogo, di collegare in rete le zone industriali e, a seguire, quelle residenziali. In tal senso sono state rilasciate alcune licenze (venticinquennali); va pero’ registrato che il processo di installazione e allaccio procede al rilento. Contestualmente il Governo invita il mondo imprenditoriale a sviluppare su tutto il territorio: - piccole centrali private (CHP-Combine Heat & Power plants, da 1MW-16MW); - stazioni di rifornimento di gas naturale compresso (CNG), ipotizzando la conversione a metano della dotazione israeliana di mezzi pesanti e autobus. Per le energie alternative, importanti investimenti stanno avendo luogo in particolare nel fotovoltaico, con l’obiettivo di aumentare di ulteriori 12.000 MW l’attuale capacità installata e di ulteriori 6.000 MW/h lo stoccaggio di energia. Le necessità, pertanto, sono legate alla costruzione di parchi fotovoltaici e allo sviluppo dell’infrastruttura di distribuzione, stoccaggio e ricarica dei veicoli elettrici, con cio’ che ne consegue in termini di forniture di beni e servizi, approvvigionamento e conversione delle diverse fonti energetiche. Quanto alle energie alternative di futura generazione, ampie opportunità si aprono per le imprese italiane, già in prima linea nella ricerca e sviluppo di energia pulita, in particolare dal moto ondoso e dall’idrogeno.
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Altri mezzi di trasporto (navi e imbarcazioni, locomotive e materiale rotabile, aeromobili e veicoli spaziali, mezzi militari)
Altro settore chiave dell’industria israeliana è quello dell’avionica e dell’aerospazio. Alcune delle imprese di settore sono attive dagli anni ’20, impegnate nella progettazione, sviluppo e fabbricazione di attrezzature militari, con competenze oggi allargate alla produzione di satelliti, di veicoli aerei senza pilota (UAV), di sistemi di difesa missilistica, fino alla gestione delle crisi e delle emergenze, alla protezione di infrastrutture critiche e all’anti-terrorismo. Israele ha un programma di ricerca spaziale con obiettivi scientifici e commerciali ed ha sviluppato una autonoma capacità di lancio nello spazio, con vettori propri. La sua prima missione sulla luna, nel febbraio 2019, finanziata in parte con fondi privati, ha reso Israele il settimo Paese a essere andato in orbita attorno ad essa e la quarta nazione a tentare l’allunaggio. In quell’occasione il tentativo del veivolo spaziale Beresheet 1 non è riuscito, ma Israele ha gia' annunciato che entro il 2024 ritenterà con Beresheet 2, che trasporterà un orbiter e 2 landers per sperimentazioni innovative sulla superficie della luna. Il progetto verrà realizzato in collaborazione con la Israel Aerospace Industries (IAI) e sarà quasi interamente finanziato con fondi privati. L’industria aerospaziale israeliana collabora con le principali agenzie spaziali estere e lavora a stretto contatto con primarie imprese internazionali della filiera. In questo settore vi sono ottime relazioni con l'Italia, sia attraverso la collaborazione delle rispettive Agenzie spaziali, che da ultimo, ad inizio 2020, ha portato nello spazio una joint venture italo-israeliana per esperimenti a gravità zero, sia grazie ad accordi tra multinazionali, imprese e start-up dei due Paesi.
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Servizi di informazione e comunicazione
Israele è un centro globale, con una vivace cultura dell'innovazione basata su interdisciplinarità, spirito imprenditoriale e competenza tecnica, uno dei più importanti tech hub al mondo in termini di numero di startup pro-capite e di percentuale del PIL investito in ricerca e innovazione. Israele è anche leader mondiale in investimenti di venture capital pro-capite con un'alta percentuale di capitali provenienti da investitori esteri (85%) ed un capital raising di oltre 9 miliardi di dollari che mette in evidenza l'attrattività del mercato locale e la sua eccellente reputazione a livello mondiale. Negli ultimi decenni, Israele ha investito in media il 4,2% del PIL in R&S (di cui 3,7% di investimenti privati, per la metà di imprese straniere), superando ampiamente la media di investimenti pubblici in ricerca e sviluppo dei paesi OECD, che si aggira sul 2,3%. Tale politica contribuisce alla creazione di un terreno fertile, incentivando e facilitando la nascita e lo sviluppo di idee innovative. L’Israel Innovation Authority (IIA), Agenzia del Ministero dello Sviluppo Economico israeliano, finanzia fino al 75% delle spese di R&S delle imprese piccole e grandi israeliane e ha sviluppato incentivi specifici per l'insediamento e lo sviluppo di centri di ricerca in Israele da parte di multinazionali straniere. I centri di ricerca sostenuti dal Governo, così come anche gli enti di trasferimento tecnologico delle università locali (TTO), mantengono relazioni continue con il mondo imprenditoriale grazie ad uno scambio di informazioni e di risorse umane con il comune obiettivo di auto-alimentare l'intero ecosistema. Israele è tra i primi paesi al mondo per numero di brevetti registrati. Si contano circa 350 centri di ricerca e sviluppo aperti da imprese multinazionali provenienti da Stati Uniti, Europa e Asia. Un numero sempre maggiore di investitori internazionali ha maturato la convinzione che lo stato dell’economia israeliana possa essere valutato indipendentemente dalle preoccupazioni sulla stabilità geopolitica regionale. I fattori che hanno favorito lo sviluppo scientifico e tecnologico del Paese – oltre all'alta spesa nazionale in R&S – vanno ricercati nelle seguenti strategie politica di investimenti mirati nei settori considerati strategici: - profonde sinergie tra ricerca accademica e ricerca industriale; - completa internazionalizzazione dei programmi di ricerca; - forte presenza di fondi "venture capital" sia israeliani che stranieri (in particolare statunitensi); - legislazione che punta ad incoraggiare le imprese israeliane ad investire in progetti di R&S, garantendo la compartecipazione dello Stato ai relativi rischi commerciali; - trasferimento di know-how proveniente dalle industrie militari in cui si sperimentano nuove tecnologie, successivamente applicate ad usi civili; - flussi migratori dai Paesi dell'ex Unione Sovietica, che hanno incrementato il numero della forza lavoro qualificata. Terzo Paese al mondo per capacità innovativa, Israele segue solo Stati Uniti e Cina per numero di aziende quotate al NASDAQ (83) ed è il primo Paese al mondo per numero di start-up per abitante e il secondo per investimenti di capitale di rischio pro capite (293 dollari). L’alta tecnologia contribuisce al 12% del PIL, occupa l'8,3%o della forza lavoro con un salario più che doppio rispetto alla media nazionale e crea oggi circa il 43% delle esportazioni industriali del Paese. Le start-up sono circa 6.000 - ogni anno ne nascono circa 600 e 400 sono gli accordi di venture capital - una su otto ha successo e la media delle “exit” è intorno a 80 milioni di dollari (nel 2017 il valore totale ha raggiunto i 24 miliardi di dollari, di cui 15 relativi alla startup israeliana Mobileye). Nel corso degli anni, Israele è diventato un hub ICT per gli sviluppatori di software, comunicazione dati, elettro-ottica, progettazione hardware e tecnologie internet. Israele è considerato un attore fondamentale nel mondo digitale, soprattutto nelle aree IT, con un mercato che è aumentato di oltre il 400% nell'ultimo decennio. Il software israeliano è impiegato trasversalmente nei piu’ disparati settori, dalla sicurezza informatica alla biomedicina, passando per l’automotive ed il fintech. Aiuta ad alimentare tutto, dai chip del PC ai telefoni cellulari ed è distribuito in applicazioni destinate alle istituzioni, alle imprese e ai consumatori, locali e internazionali. Un settore considerato particolarmente strategico per il Paese, vista la particolare situazione geo-politica, è quello della Cyber Security. La necessità di proteggere le reti informatiche e le infrastrutture critiche del Paese contro minacce esterne, han
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