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Overview (IRAQ)

L’economia dell’Iraq, un’economia in transizione dalla fase dell’economia pianificata con preponderanza di imprese pubbliche ad un assetto di libero mercato, ha vissuto una crisi, a causa della lotta contro ISIS e della critica situazione di sicurezza, dalla quale sta lentamente uscendo. Da sempre un mercato interessante per le industrie italiane, l’Iraq ha subito un arresto di investimenti privati dall’estero quando forse ne avrebbe più bisogno, per via di uno stato d’emergenza sotto diversi profili: oltre alla sicurezza, le difficolta' in termini di riconciliazione interna tra le differenti componenti etnico-religiose e una crisi economica dalla quale il Paese si sta risollevando, grazie anche all'aumento dei proventi del petrolio.

È su questo sfondo che vanno valutate le opportunità per le imprese italiane nel Paese. L'Iraq ha degli indubbi punti di forza e ha da sempre rappresentato un mercato molto interessante per le industrie Italiane, per le seguenti caratteristiche: le sue dinamiche demografiche, con una alta percentuale di popolazione compresa nella fascia d'età lavorativa 15 - 64 anni; il forte settore agricolo e un'industria agro-alimentare - non abbastanza sviluppata - che necessita infatti di macchinari; il settore petrolchimico, il quale necessita di macchinari, componenti, prodotti semilavorati, prodotti chimici, che l’industria autoctona non è in grado di produrre in maniera efficiente e devono quindi essere importati; il settore delle costruzioni; per il fatto che occupa una posizione strategica a livello mondiale. Infine, avendo a disposizione considerevoli riserve petrolifere e di gas, l'Iraq è destinato a giocare un ruolo importante nello scacchiere geopolitico.

Dell’Iraq, tuttavia, non si possono sottacere alcuni fattori di debolezza: sono numerose le imprese italiane, da tempo presenti in Iraq, che oggi lamentano la difficoltà a riscuotere i crediti maturati nei confronti dei committenti pubblici, a livello federale e locale; per tale motivo, diventa sempre più difficile reperire accesso al credito ed export facilities per operazioni commerciali nel Paese; l’aumento delle spese di carattere bellico e il calo del prezzo del petrolio hanno portato il Governo a dismettere la gestione di alcuni progetti infrastrutturali (si pensi al Grande Porto di Al-Faw) affidati precipitosamente al settore privato, accelerando in modo disordinato quella transizione che proprio in un momento come quello attuale andrebbe monitorata delicatamente; la stessa Regione del Kurdistan iracheno, che lamenta la mancata corresponsione da parte di Baghdad delle quote di bilancio ad essa spettanti e che si trova anch’essa impegnata finanziarimente per le vicende belliche, vive i problemi che vive lo Stato federale. Sono sempre più frequenti i casi di illiquidità delle banche e di ritardi a onorare i pagamenti da parte delle Autorità regionali. La mancanza di un’Agenzia di Statistica e di dati ufficiali, precedente peraltro all’arrivo di ISIS (dal 2011), complica il compito di mettere a sistema perfomances e cifre aggregate relative ai diversi settori, rendendo più difficile il tentativo di farsi una precisa idea dei dati commerciali del Paese in questa fase delicata. Ci scusiamo pertanto per l’indisponibilità di alcuni dati.

Ultimo aggiornamento: 28/10/2019