Secondo il sondaggio “Going International” elaborato da DIHK (Deutsche Industrie-und Handelskammer) su 2400 imprese e pubblicato il 15 marzo scorso, le aziende manifatturiere tedesche mostrano una tendenza agli investimenti esteri legati principalmente alla riduzione dei costi piuttosto che all'espansione.

Nel contesto di una competitività in calo in Germania, una congiuntura economica debole e rischi geopolitici crescenti, il 42% delle imprese prevede comunque investimenti all'estero, segnando una leggera crescita rispetto all'anno precedente.

In particolare, le piccole imprese, con meno di 200 dipendenti, stanno trovando difficoltà maggiori rispetto alle attività estere, con solo il 31% che prevede di investire fuori dalla Germania, in calo rispetto agli anni precedenti. Al contrario, le grandi imprese, con oltre 1000 dipendenti, continuano a mantenere un alto livello di investimenti esteri, sebbene si registri una leggera diminuzione.

La distribuzione geografica degli investimenti mostra che l'Unione Europea rimane la regione più attraente per le imprese tedesche, seguita dal Nord America e dall'Asia, escludendo la Cina. La recente pandemia ha spinto le imprese a riconsiderare e diversificare le loro catene di approvvigionamento, con un occhio di riguardo verso il nearshoring e l'espansione in nuove regioni al fine di mitigare future interruzioni.

Nonostante la tendenza generale agli investimenti esteri, le sfide interne come l'alto costo dell'energia, i processi burocratici prolungati, l'onere fiscale e contributivo elevato e la carenza di manodopera qualificata stanno rendendo la Germania meno attraente come destinazione degli investimenti rispetto ad altre regioni. Questo si riflette nel divario crescente tra gli investimenti interni ed esterni, sottolineando le significative sfide che la Germania deve affrontare per mantenere la sua competitività come sede industriale.

Fonte: Sondaggio “Going International”, DIHK

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Ambasciata d'Italia - GERMANIA