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18/02/2022 - USA. DATI INTERSCAMBIO COMMERCIALE RELATIVI AL 2021

USA. DATI INTERSCAMBIO COMMERCIALE RELATIVI AL 2021

Il 2021 si è chiuso per gli Stati Uniti con un’espansione del PIL del 5,7 per cento, il più marcato incremento dal 1984. Per quanto la diffusione del virus abbia continuato a influenzare l’attività economica, il livello del prodotto ha più che compensato la contrazione del -3,4 per cento registrata nel 2020 ed è ormai prossimo al trend di crescita pre-pandemico.

Sebbene a livello aggregato l’economia sia vicina a dove sarebbe stata in assenza della pandemia, la sua composizione è significativamente diversa, rispecchiando i cambiamenti nelle preferenze di consumatori, lavoratori e imprese.

Sul lato della domanda, si è assistito a una rotazione nella spesa per consumi dai servizi ai beni (durevoli e non). Particolarmente forte la ripresa del mercato immobiliare residenziale, dove le richieste di acquisto superano ampiamente il numero di abitazioni in vendita. Rimangono invece inferiori al trend ante-pandemia gli investimenti fissi delle aziende.

Sul lato dell’offerta pesano le persistenti problematiche nelle catene di approvvigionamento globali e un mercato del lavoro che non riesce a soddisfare in pieno le richieste di impiego delle imprese. A una veloce diminuzione del tasso di disoccupazione non è infatti corrisposto un altrettanto rapido aumento del tasso di partecipazione, dovuto in larga parte all’uscita definitiva dalla forza lavoro di un’ampia fascia di lavoratori prossimi al pensionamento. La minore disponibilità di lavoro, unita a una forte domanda, si traduce in un rapporto tra disoccupati e posizioni disponibili molto contenuto, circostanza che attribuisce ai lavoratori un forte potere contrattuale e genera crescenti pressioni salariali. Il numero di persone che hanno lasciato il proprio impiego alla ricerca di un'occupazione più remunerativa o con maggiori margini di flessibilità è ai massimi storici.

La combinazione di una domanda robusta con un’offerta impossibilitata a operare al pieno potenziale scarica i suoi effetti sui prezzi. Il tasso di inflazione nel 2021 ha toccato il 7 per cento, il dato più elevato da quaranta anni. La Federal Reserve ha adottato un’impostazione di politica monetaria più restrittiva, con l’interruzione del piano di acquisti di titoli avviato durante la pandemia e la prospettiva di un rapido aumento dei tassi di interesse. I mercati finanziari scontano che a fine 2022 il tasso di interesse di riferimento si collochi tra l’1,25 e il 2 per cento.

La politica fiscale nel 2021 si è mantenuta fortemente espansiva, con l’approvazione di un provvedimento di spesa emergenziale da 1.850 miliardi di dollari (il sesto dall’inizio della pandemia), seguito da un piano infrastrutturale da 550 miliardi. L’agenda di politica economica dell’Amministrazione Biden ha tuttavia subito un rallentamento e rimane incertezza circa l’approvazione degli annunciati provvedimenti relativi al rafforzamento della rete di protezione sociale e agli investimenti per la transizione energetica (il c.d. Build Back Better Plan).

Dopo il calo dell’interscambio commerciale innescato dal Covid, nel 2021 le esportazioni statunitensi sono tornate sui livelli del 2019, registrando una crescita superiore al 18 per cento rispetto al 2020. Dinamica ancora più sostenuta hanno registrato le importazioni, aumentate del 20,5 per cento. Il deficit commerciale, già ampio prima della pandemia, è salito del 27 per cento in un anno, raggiungendo il massimo storico di 859 miliardi di dollari.

Secondo i dati del Dipartimento del Commercio, nel 2021 l’interscambio di beni tra Italia e Stati Uniti è cresciuto di oltre il 19 per cento. Le importazioni dal nostro Paese agli Stati Uniti sono aumentate del 23,4 per cento rispetto al 2020 e del 6,5 per cento rispetto al 2019. Gli Stati Uniti si confermano il nostro principale partner commerciale all’esterno dell’Unione Europea.

Le prospettive per il 2022 sono positive, sebbene le previsioni di crescita siano state ripetutamente abbassate. Il Fondo Monetario Internazionale stima una crescita del PIL statunitense prossima al 4 per cento, in un contesto tuttavia caratterizzato da significativi rischi al ribasso, collegati in maniera particolare alla dinamica della pandemia e alle rinnovate tensioni geopolitiche. Le proiezioni degli operatori privati sono leggermente meno positive (+3,7 per cento) e anticipano un’inflazione media annua ancora superiore al 5 per cento.

Notizia segnalata da
Ambasciata d'Italia - USA