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Quadro macroeconomico (MALAYSIA)

Negli ultimi vent’anni, la crescita dell’economia malese si è mantenuta costante intorno al 5%, con un aumento del reddito pro-capite che avrebbe dovuto consentirgli di raggiungere, secondo le previsioni pre-pandemia, lo status di high-income Country entro pochi anni. Dopo l’espansione rilevata nel primo bimestre 2020, l’attività economica è diminuita a seguito dell'adozione di misure restrittive per contenere il contagio da Covid-19 e della conseguente chiusura delle frontiere. Nel 2021 l'aumento del PIL malese non e' andato oltre il 3,1%, a causa dei nuovi lockdown imposti durante l'anno. Nel 2022 l’economia dovrebbe “rimbalzare” registrando un tasso di crescita tra il 5,5 e il 6,5 per cento.

Storicamente la forza trainante origina dagli idrocarburi. Il Paese è il secondo produttore di petrolio della regione, con 650 mila barili al giorno, e il terzo maggior produttore di gas naturale liquefatto al mondo con 78,4 miliardi di metri cubi all’anno. E’ inoltre strategicamente posizionato tra le più importanti rotte per il commercio di energia. A partire dagli anni ‘70 l’economia si è notevolmente evoluta, passando da una struttura dominata da estrazione di idrocarburi e materie prime da un lato e produzione alimentare (soprattutto olio di palma) dall’altro, che pure mantengono un rilievo strategico, ad un modello di sviluppo in cui servizi e industria manifatturiera (in particolare componentistica elettronica, apparecchi elettrici, aerospazio, automotive, edile, cantieristica, tessile e chimico) hanno progressivamente accresciuto la loro importanza. La composizione del PIL vede terziario e secondario contribuire rispettivamente per il 53,6 e 37,6%, mentre l'agricoltura concorre per il restante 8,8%.

Per limitare ulteriormente l’incidenza del settore oil & gas, che continua a rappresentare il 15% al PIL e che espone l’economia nazionale alle oscillazioni dei prezzi a livello globale, negli ultimi anni gli sforzi delle Autorità malesi si sono concentrati sulla promozione della Malesia come hub non solo verso l’area ASEAN, ma anche verso altri Paesi con cui ha siglato accordi bilaterali di libero scambio (Cina, India, Pakistan, Corea, Giappone, Australia, Nuova Zelanda), grazie ad un programma di liberalizzazioni nei mercati dei servizi e dei capitali e all’offerta di incentivi e sgravi fiscali. Nel settore industriale l’obiettivo è quello di promuovere investimenti che generino significativi trasferimenti di tecnologia, impiego di manodopera locale e produzione di beni destinati all’esportazione. Nel 2016 è stata creata la prima Digital Free Trade Zone al mondo (per la quale Alibaba, la più grande società al mondo di settore, ha stanziato ingenti investimenti). La zona franca, destinata alle aziende attive nell’ambito dell’e-commerce (che secondo le statistiche locali vale già più dell'8% del PIL), fornisce una piattaforma di servizi a beneficio soprattutto delle piccole e medie imprese.

Grazie alle misure poste in essere, la Malesia si può considerare una delle economie più aperte ed in espansione del sud-est asiatico, come dimostra il crescente flusso di investimenti provenienti in primis dai Paesi dell’Asia orientale (in particolare Cina, Indonesia, Giappone, Singapore e Corea) ma in misura crescente anche da Stati Uniti e Paesi UE. Non sorprende il riconoscimento, nelle principali classifiche internazionali, della capacità dell’economia malese di attrarre investimenti esteri. 

Ultimo aggiornamento: 11/04/2022