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Overview (GIORDANIA)

Come evidenzia la Banca Mondiale, l'economia giordana è stata duramente colpita dalla pandemia di COVID-19 che inasprito le difficoltà di una crescita già bassa, elevata disoccupazione e debito crescente. Secondo le stime il PIL giordano si è ridotto dell'1,6% nel 2020, mentre la disoccupazione è salita al 24,7% nel quarto trimestre del 2020 e il tasso di disoccupazione giovanile ha superato il 50%. Lo shock della pandemia ha esacerbato sia le debolezze strutturali esistenti nell'economia sia le sfide sociali irrisolte, mettendo sotto pressione la fragile posizione macroeconomica del paese.

Il governo della Giordania ha messo in atto una serie di piani e programmi per affrontare gli impatti sanitari e socioeconomici della pandemia. Dal punto di vista del welfare e dell'assistenza, sono stati varati due programmi di protezione sociale nel 2020 e nel 2021 per sostenere le famiglie e i lavoratori vulnerabili e per accompagnare le imprese, tra cui pagamenti ritardati delle tasse, ristori parziali degli stipendi e programmi di prestiti speciali per le piccole e medie imprese. La Giordania ha lanciato il suo programma di vaccinazione COVID-19 nel gennaio 2021, che include un accesso equo ai vaccini per chiunque risieda in Giordania, compresi i rifugiati.

La velocità della ripresa economica della Giordania nel medio termine dipende in gran parte dall'evoluzione della pandemia e dall'attuazione delle riforme. La Giordania ha compiuto progressi nelle riforme fondamentali che mirano a migliorare l'ambiente per gli investimenti pubblici e privati ​​e a contribuire alla creazione di posti di lavoro e alla crescita economica. Queste riforme sono ancorate alla matrice di riforma quinquennale, che ora è stata incorporata come pilastro delle riforme nel nuovo Programma esecutivo esecutivo del governo giordano 2021-2024. La matrice di riforma è stata sviluppata in collaborazione con la Banca mondiale e altri partner internazionali. In prospettiva si ritiene necessaria un'attenzione basata sui risultati per sbloccare le aree prioritarie di riforma in modo da affrontare efficacemnte le sfide strutturali nell'economia e l'apertura del mercato agli investimenti come motore di ripresa, crescita e creazione di posti di lavoro.

La prudente riapertura dei confini con l'Iraq (mentre resta sullo sfondo quella con la Siria), oltre ad essere fonte di preoccupazione per i casi di contagio riscontrati alla frontiera, ha finora fornito solo una limitata spinta all’economia giordana, comunque inferiore alle ottimistiche aspettative dell’imprenditoria locale, a causa dell’obsolescenza delle infrastrutture, dei mezzi di trasporto e di un’acquisita introversione al mercato interno da parte delle aziende locali.

Con l’aumento della disoccupazione e la perdita di salari, la domanda interna ha subito un deciso calo, pur in presenza di un livello dei prezzi molto elevato (il dinaro giordano è ancorato tramite cambio fisso al dollaro USA) che, al contempo, deprime ulteriormente la competitività di beni e servizi di origine giordana sui mercati regionali ed esteri. A penalizzare la domanda interna contribuiscono inoltre il crollo dei prezzi nel mercato immobiliare (-26% nel 2020) e la caduta nelle vendite al dettaglio a causa di bassi livelli salariali.

Questo scenario non particolarmente brillante fa il paio con la chiusura, imposta dalle misure anti-COVID, al mercato turistico internazionale. Il turismo in Giordania valeva nel 2019 il 16% del PIL e nel 2020-21 risulta in calo di oltre l’85%. Nel 2019 si assisteva invece sia alla crescita del numero di presenze (5,3 milioni, pari a +7% rispetto al 2018) e del tasso di occupazione alberghiera (che aveva portato ad un generale aumento dei prezzi), in gran parte grazie allo sviluppo delle compagnie aeree “low cost” che garantivano collegamenti plurisettimanali con UE e Russia. Erano anche raddoppiati i turisti italiani in Giordania che risultavano circa 65.000 su base annua: erano 29.444 nel 2018.

L’export giordano sta invece reggendo alla sfida del coronavirus, anche se continua a dipendere in maniera importante dalle industrie estrattive (fosfati, potassio) e dei lavorati di queste industrie (fertilizzanti), che registrano una domanda anelastica rispetto ai conflitti regionali e che, non a caso, continuano a registrare positive performance anche nell’ultimo periodo, soprattutto grazie alla clientela asiatica. L’agricoltura rimane marginale rispetto al complesso del PIL giordano (2,7%) a fronte del principale contributo in termini di valore costituito dal terziario commerciale, finanziario-assicurativo e immobiliare, che valeva nel 2019 circa il 23% del prodotto.

Resta moderato il tasso di inflazione, all'1,8% nel luglio 2021, segno di una ripresa delle attività dopo che lo stesso si era portato in terreno deflattivo nel corso del 2020, con una riduzione dei prezzi al consumo a -0,6% dopo che nel 2019 l'indice aveva chiuso l'anno all’1,7% (era il 4,5% nel 2018), in linea con l’andamento del prezzo del petrolio e delle principali materie prime.

Nel settembre 2020 il debito pubblico giordano ha sfondato il 100% del PIL, in aumento di oltre tre punti rispetto ad un anno prima, e con trend ad ulteriore accelerazione. Nei primi sei mesi del 2021 si è registrato un aumento del deficit commerciale del 24,6%, che è passato da circa 3,6 a 4,51 miliardi di euro. Prendendo in considerazione la sola UE, nella prima metà del 2021 il deficit commerciale giordano è salito di circa il 23% rispetto ad un anno prima, totalizzando 1,5 miliardi di euro. Le esportazioni giordane verso l'UE, di converso, sono aumentate del 35% a quota 114 milioni di euro. La domanda giordana si è quindi indirizzata verso l'acquisto di beni e servizi esteri, senza corrispondere ad una pari offerta/aumento della produzione industriale. Tra le esportazioni giordane prevalgono i fertilizzanti, il potassio e prodotti tessili (in trend positivo), i prodotti agricoli, farmaceutici e i fosfati (in trend negativo).

Ultimo aggiornamento: 12/09/2021