Il 9 gennaio il Parlamento ha dato il via libera alle attività esplorative di minerali critici all'interno della piattaforma continentale norvegese. Secondo stime del Ministero del Petrolio e dell'Energia, in un'area di poco inferiore alle dimensioni dell'Italia potrebbero essere infatti presenti 38 milioni di tonnellate di rame (quantità superiore alla produzione annua a livello globale), 45 milioni di tonnellate di zinco, oltre a cobalto, manganese, magnesio, vanadio, titanio e altri metalli rari indispensabili per la produzione di smartphones, veicoli elettrici, turbine eoliche e tecnologia militare. La comunità scientifica esprime tuttavia molti dubbi sulla effettiva realizzabilità ed efficacia di queste prospezioni allo stato attuale della tecnologia. La decisione ha inoltre provocato vibrate reazioni da parte di gruppi ambientalisti, del settore ittico e della stessa Unione Europea. Il possibile futuro avvio delle attività di "deep sea mining" potrebbe infatti avere conseguenze inimmaginabili per la biodiversità marina nascosta negli abissi artici (al momento largamente sconosciuta) e per il suo ricco ecosistema ittico.

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Ambasciata d'Italia - NORVEGIA