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Quadro macroeconomico (ISLANDA)

Nel periodo marzo-giugno 2020, in risposta alla crisi epidemiologica, il Governo islandese ha adottato tre pacchetti di aiuti a sostegno dell’economia nazionale. Essi hanno avuto un valore complessivamente pari a circa 2 miliardi di dollari e si sono strutturati in una pluralità di misure di natura socio-economica. Per le piccole e medie imprese sono stati previsti sussidi in caso di interruzione temporanea delle attività, prestiti non indicizzati fino a 40.000 euro, e la possibilità di riportare al precedente esercizio finanziario le perdite finanziarie previste per il 2020. Tali misure non hanno tuttavia evitato una rilevante contrazione del Pil nel 2020 che è stata pari a -6,6% circa. Sembra comunque che l'Islanda sia riuscita a uscire dalla crisi economica: il Pil e' cresciuto del 7% su base annua nel secondo trimestre del 2021. È stato il ritmo di espansione più forte dal 2016, sostenuto da un aumento più marcato dei consumi privati.

La crisi ha evidenziato alcune criticità strutturali dell’economia islandese. La prima e' l'eccessiva dipendenza dal turismo straniero. I tempi d’oro del settore sono stati il periodo 2015-2019, ma la crescita ha subito una forte contrazione a causa delle restrizioni agli ingressi dall'estero per la pandemia (circa 2 milioni all’anno i turisti stranieri dall’estero) nel 2019-2020. La crisi è continuata fino al primo trimestre del 2021 e ad aprile 2021 si sono intravisti dei primi segnali di ripresa. Le presenze turistiche sono state in ogni caso bassissime per tutto il 2021. Il picco delle visite estive nel paese si registra a luglio: nel 2018 sono arivati 300.000 turisti all'aeroporto di Keflavik, nel 2020 pari a 60.000 presenze e 150.000 nel 2021, la meta' di quelle registrate negli anni 2017 e 2018.
L'altro fattore critico e' la possibilità di una nuova bolla immobiliare dato che i prezzi delle abitazioni hanno continuato a salire durante la crisi pandemica per effetto dei bassi tassi di interesse (attualmente allo 0,75%) e durante tutto il 2021. Per l'FMI e' opportuno che il settore bancario liberi risorse finanziarie a favore di societa' ed imprese poiché solo il tessuto produttivo e' in grado di porre le premesse per una ripresa economica post-covid di lungo periodo.

Un ulteriore problema sembra provenire dal livello dell'inflazione, il cui ultimo dato rilevato ad aprile 2021 la pone al 4,6%, ben al di sopra dell'1,7% del periodo pre-covid e del 2,5% ammesso dalla Banca Centrale. E’ un aspetto problematico dato che l'origine dell'inflazione e' stato l'indebolimento della corona islandese, che ha reso piu' costosi i beni importati dall'estero.

Si registrano comunque anche segnali di ripresa dell’economia. Il tasso di disoccupazione in epoca pre-Covid era del 2,2%, e' salito al 5% durante la pandemia, per scendere al 3,5% nel 2021. Restano quindi vive le aspettative di una ripresa economica per l’anno in corso.

Ultimo aggiornamento: 16/11/2021
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