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Quadro macroeconomico (GEORGIA)

La previsione del debito pubblico sul PIL risulta pari al 51% (in calo rispetto al corrispondente dato di oltre il 60% del precedente anno), mentre il deficit dovrebbe attestarsi, nelle stime governative, al 4,2% del PIL, nonostante un ulteriore allargamento del pacchetto di misure a sostegno dell'economia approvato da Tbilisi nel 2021 (integrante spese addizionali pari a quasi 350 milioni di euro). Il calo e' quanto piu' significativo se confrontato con il 9,2% del Pil raggiunto dal deficit nel 2020 (e con il 6,5% stimato a fine 2021 dal Fondo Monetario Internazionale - FMI).
La crescita attesa del PIL nel 2022 e' valutata pari al 6% - lievemente inferiori le proiezioni del FMI, al 5,8% - dopo un rimbalzo che nel 2021 si e' attestato, secondo l'Esecutivo, al 10% del PIL reale (dato che le piu' recenti stime del FMI - ritenute conservative - quantificano nel 7,7%).
La citata fase di ripresa post-pandemica dell'economia consente al Governo di mettere a bilancio un aumento delle dotazioni di quasi tutte le Amministrazioni (fanno eccezione il Ministero degli Affari Esteri e quello dell'Agricoltura e dell'Ambiente). Ad essa fa tuttavia da contraltare un livello piuttosto elevato di inflazione (che stride con l'obiettivo del 3% fissato dalla Banca Centrale): il dato 2021 risulta del 13,9%, su base annua (Geostat) mentre la previsione nella legge di bilancio 2022 e' pari all'8,9%. Le poste di crescita in termini reali devono ovviamente scontare tale dato. Dal punto di vista settoriale, le maggiori voci di crescita della spesa in termini nominali riguardano infrastrutture, programmi di assistenza sociale e sanitaria ed istruzione (con previsione di incrementi salariali per insegnanti, di aumenti pensionistici e dei trasferimenti ai veterani, a fronte del citato forte tasso di inflazione). La valuta nazionale (lari georgiano - GEL), sembra attestarsi su una traiettoria di relativa stabilita' e moderato rafforzamento dopo le forti oscillazioni dello scorso anno. Su tali previsioni, grava, evidentemente, soprattutto nella prima fase dell'anno, l'incognita dell'andamento della pandemia, attualmente in fase crescente, con una significativa diffusione della variante Omicron.
La robusta ripresa registrata dall'economia georgiana nel corso del 2021 implica un superamento dell'output - nella seconda meta' del 2021 - rispetto ai livelli pre-pandemici, archiviando la fase di flessione connessa alla pandemia che aveva rappresentato il piu' grande calo della produzione dagli anni '90 (con una contrazione del PIL nel corso del 2020 pari al 6,2%, nei dati FMI). A tale risultato hanno contribuito, nelle valutazioni del FMI, gli interventi a sostegno delle famiglie e imprese vulnerabili varati dalle autorita' georgiane, (che sono ammontati, nelle stime della Banca Mondiale, al 7,5% del PIL), nonche' il consistente sostegno fornito dai principali donatori internazionali. Il disavanzo delle partite correnti e' atteso ridursi gradualmente con la ripresa del turismo. Si prevede conseguentemente che questo dato passera' dall'elevato 10% del PIL registrato nel 2021 al 5,5 per cento entro il 2026 (il minimo storico raggiunto nel 2019), calo cui dovrebbe contribuire anche un atteso incremento degli Investimenti Diretti Esteri (IDE). Permangono ad ogni modo innegabili fattori di rischio, cui si aggiungono, oltre alle citate incognite del quadro pandemico, i possibili, ulteriore deprezzamenti del lari, che potrebbero aumentare l'inflazione e quindi minacciare la stabilita' finanziaria, in un quadro che resta caratterizzato da elevata dollarizzazione (l'eventuale svalutazione rappresenta altresi' una vulnerabilita' per il debito pubblico, data l'elevata quota dello stesso denominata in valuta estera). Il citato, ampio disavanzo delle partite correnti fa si' che la Georgia resti inoltre esposta a carenze impreviste degli afflussi finanziari dall'estero, ossia rimesse e finanziamenti dei donatori. Di converso, se gli sforzi per la gestione della pandemia saranno coronati da successo - e si eviteranno nuove chiusure su vasta scala - la ripresa potrebbe essere piu' forte del previsto, complice una leva fiscale ancora consistente, la rafforzata domanda in chiave anticiclica (cd. 'domanda repressa') e la prevista crescita nel settore turistico. Andranno monitorati attentamente anche gli sviluppi relativi alla disoccupazione, che resta elevata a fronte dei gia' significativi livelli pre-pandemici (tale parametro e' cresciuto dal 16,6% del 2019 al 22.1% del 2021).

Ultimo aggiornamento: 25/01/2022