Politica interna (BENIN)
Dopo l’indipendenza dalla Francia nel 1960, il Benin ha vissuto un periodo turbolento, inaugurato dal colpo di stato militare del 1963. Nei nove anni successivi si sono susseguiti, infatti, cinque colpi di stato, nove governi e cinque costituzioni, fino al 1972 quando il controllo del potere e’ stato preso dal Colonnello Mathieu Kerekou. Egli ha instaurato un regime di tipo marxista e il Paese e’ stato ribattezzato, nel 1974, Repubblica Popolare del Benin. Alla fine degli anni ‘80, Kerekou ha abbandonato il marxismo e la democrazia e’ stata ristabilita nel 1990. Sconfitto nelle elezioni del 1991, e’ tornato al potere dal 1996 fino al 2006, quando e’ stato eletto alla Presidenza della Repubblica Thomas Boni Yayi, un banchiere che aveva ricoperto la carica di Presidente della Banca Africana dello Sviluppo per oltre un decennio.
Alle elezioni Presidenziali dell'11 aprile 2021 e' stato rieletto, per un secondo mandato quinquennale, il Presidente PatriceTalon il quale avrebbe ottenuto, secondo il computo provvisorio delle schede pervenute a Cotonou da tutte le 546 circoscrizioni elettorali, l’86,3 per cento dei voti, seguito a grande distanza da Alassane Soumanou (11,3) e da Corentin Kohoue (2,2 per cento). Talon ha dunque conseguito, a differenza del 2016, di essere eletto al primo turno con un risultato netto che potrebbe essere ufficializzato dalla Commissione elettorale (CENA) gia’ nelle prossime ore. Assieme a Talon e’ stato eletto, per la prima volta, un Vice Presidente, figura istituzionale introdotta con la riforma costituazionale del 2019. La posizione andra’ a Mariam Chabi Talata Zime, gia’ vicepresidente dell’Assemblea nazionale, scelta da Talon sia per coerenza con le sue reiterate prese di posizione per una maggiore partecipazione femminile alla vita politica del Paese che per motivi di equlibri geografici e religiosi (Talon e’ un cristiano del Sud, la sua Vicepresidente e’ musulmana del Nord).
La vittoria assicura dunque al Presidente uscente un nuovo quinquennio che egli intende dedicare al completamento del processo di trasformazione economica del Paese. Un processo che ha portato il Benin ad un tasso di crescita medio del 6 per cento nel suo primo mandato (contro il 2 per cento del lustro precedente) e l’uscita del Paese dal novero dei Paesi piu’ poveri al mondo in cui esso si trovava da decenni. Con un reddito pro-capite nel 2021 pari a 1.428 dollari (fonte World Bank - ultimo dato disponibile), il Benin ora supera per ricchezza individuale meta’ dei Paesi del continente africano.
Il Presidente Talon, importante imprenditore del cotone e uno degli uomini piu' ricchi d'Africa, puo' ora proseguire con le numerose riforme "business friendly" volte al rilancio degli investimenti e degli scambi commerciali. Dovra' altresi affrontare i problemi collegati alla dilagante disoccupazione giovanile e alla corruzione, assai diffusa nel Paese.
La politica economica per il 2022-2023 prevede il rafforzamento della gestione della finanza pubblica e l’implementazione degli investimenti infrastrutturali (realizzazione di strade, porti e di un nuovo aeroporto internazionale).
Le politiche di attrazione degli investimenti diretti esteri quali, la promozione del turismo, lo sviluppo dell'agro-industria e la crescita del settore dei servizi attraverso la tecnologie informatiche non hanno ancora prodotto i risultati sperati.