Politica economica (ISLANDA)
In funzione di stimolo dell’economia, le Autorità monetarie nel maggio 2021 hanno confermato allo 0,75% il tasso ufficiale di interesse onde favorire un trend di ripresa economica, con una ragionevole previsione che tale livello sarà mantenuto per buona parte dell’anno in corso.
A seguito dei rilevanti interventi governativi nell’economia, molti economisti prevedono un rilevante aumento dell’indebitamento pubblico nel periodo 2020-2026 stimato nell’ordine di 8,8 miliardi di dollari (con un sostanziale decelerazione entro la fine del 2025). Tali stime si basano tuttavia sull’assunto che la quasi totalità degli islandesi sarà vaccinata non oltre la seconda metà dell’anno in corso e che il numero di turisti stranieri in vista in Islanda raggiungera' 1,2 milioni nel 2022. In caso contrario, si prefigura uno scenario anche peggiore, caratterizzato da deficit pubblici annui ancora maggiori con la conseguente necessità, per gli anni successivi, di aumentare il livello dell’imposizione fiscale o, in alternativa, procedere alla riduzione della spesa pubblica nell’ordine di 400 milioni di dollari circa all’anno.
Sembra pero' che il paese sia riuscito ad avviare la ripresa economica dopo la fine della pandemia. Nonostante la pandemia abbia intaccato la capacità produttiva del paese determinando cambiamenti anche strutturali sia nei modelli di consumo che nelle modalità di organizzazione della produzione, il livello dei risparmi delle famiglie e' sceso e il Pil e' aumentato considerevolmente nel corso del 2021.
Resta sullo sfondo la forte crisi del settore turistico. Nel 2020 il fatturato del comparto turistico è stato pari a 2,1 miliardi di dollari, rispetto ai 5 miliardi di dollari del 2019 (-58%). Una forte contrazione di fatturato ha quindi interessato diversi comparti dell’industria turistica; dall’ospitalità (accomodation), che ha sperimentato una riduzione da 774 milioni a 275 milioni di dollari (-64%); alla ristorazione, il cui gito d’affari si è ridimensionato del 30%; alle agenzie turistiche, che hanno registrato nel 2020 un calo addirittura del 78%, passando da un fatturato complessivo di 616 a poco più di 135 milioni di dollari.
Analogamente, il fatturato legato ai servizi per i passeggeri aerei si è contratto del 59% passando – dal 2019 al 2020 - da 1,8 miliardi a circa 732 milioni di dollari, con un pressochè speculare calo dei servizi del trasporto aereo che hanno sofferto una contrazione del 73%. Nel 2021 abbiamo assistito a una leggera rispresa dei flussi turistici, con un picco a luglio 2021, senza pero' arrivare anche lontanamente ai livelli registrati negli ultimi 10 anni.