Dove investire (COREA DEL SUD)
- Costruzioni
- Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria
- Altre attivitą dei servizi
- Prodotti chimici
- Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (anche da fonti rinnovabili)
Costruzioni
La Corea del Sud e' un Paese ad alto reddito in cui continuano a svilupparsi imponenti investimenti infrastrutturali. Tuttavia, come per gli altri mercati maturi, le imprese italiane hanno difficolta' ad accedervi a causa di una concorrenza agguerrita da parte di conglomerati domestici, barriere all’entrata o requisiti minimi per accedere alle gare particolarmente elevati. Il mercato coreano e' altamente concorrenziale e le dimensioni e la managerializzazione dell’impresa fanno la differenza. Il settore delle costruzioni e', infatti, dominato dai 'chaebol' domestici attraverso apposite controllate (quali ad esempio Hyundai Engineering & Construction, Daewoo E&C, Samsung C&T Corp., SK E&C), mentre le società di costruzioni più piccole sembrano avere problemi a competere con tali colossi. Per fronteggiare le conseguenze della pandemia da COVID19, l'attuale Governo ha stanziati fondi notevoli per l'edilizia e le infrastrutture, che si sommano agli investimenti privati. Ne stanno beneficiando soprattutto l'edilizia residenziale (la capitale Seoul ha un mercato immobiliare tra i piu' costosi al mondo), austostrade e ferrovie, energia, progetti commerciali e industriali. L'attenzione del Governo sullo sviluppo delle infrastrutture di trasporto, nonché gli sforzi per incrementare la produzione di energia, in particolare le fonti rinnovabili sulla base del recente Green New Deal, caratterizzeranno sicuramente i prossimi anni.
Principali aziende del settore
Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria
DIFESA -
In considerazione del contesto regionale nel quale è inserita, la Corea del Sud alloca una percentuale elevata del proprio bilancio alle esigenze di difesa. Negli ultimi quindici anni, la crescita media annua del bilancio della difesa è stata del 6,6%, senza conoscere interruzioni nemmeno in corrispondenza della crisi finanziaria globale cominciata nel 2008. Una parte importante del budget per la difesa è dedicata a investimenti in ricerca e sviluppo. A partire dai primi anni ’70, il Paese ha cominciato sviluppare un’industria degli armamenti nazionale, dando così avvio a consistenti programmi pubblici di investimento. Nell’ottica coreana, la politica di difesa e acquisizione non è solamente funzionale allo sviluppo di adeguate capacità di deterrenza, necessarie per garantire la sicurezza del Paese, ma deve anche rappresentare un motore per la crescita economica. Il Governo coreano ha promosso lo sviluppo dell’industria nazionale della difesa soprattutto attraverso i grandi conglomerati privati, che dispongono al proprio interno di divisioni o di società controllate operanti nella produzione di armamenti (ad esempio Hanwha Aerospace, Hanwha Defense, Hyundai Doosan Infracore, Hyundai Rotem, Hyundai Wia, Lig Nex1). La stessa KAI (Korea Aerospace Industries), prima azienda aerospaziale coreana, è partecipata da Samsung, Hyundai Motor Company e Doosan, oltre che dallo Stato. Ciò contribuisce peraltro a una maggiore integrazione tra ambito militare e civile, favorendo spill-over tecnologici che beneficiano l’intera economia. La dirigenza sudcoreana sta inoltre da tempo perseguendo l’obiettivo strategico di affermarsi a livello globale come uno dei principali Paesi esportatori di armamenti. Benchè le aziende coreane risultino particolarmente presenti nel sud-est asiatico, soprattutto in Indonesia (principale partner regionale) e Filippine, la Corea si sta recentemente affacciando su nuovi mercati in Medio Oriente e Sud America. I contratti di esportazione firmati dalle società di difesa coreane con la Polonia nel 2022 ammontano a 14,76 miliardi di dollari. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), la quota della Corea del Sud nel mercato globale delle esportazioni di difesa dal 2017 al 2021 è stata del 2,8%, classificandosi all'8° posto. Malgrado la progressiva affermazione quale Paese esportatore di materiali d’armamento, la Corea del Sud continua ad approvvigionarsi sui mercati internazionali per soddisfare le proprie esigenze di procurement; ne consegue che il deficit commerciale nel settore della difesa è tuttora ampio.
La politica delle acquisizioni della DAPA (Defense Acquisition Program Administration), Autorità del procurement militare creata nel 2006, è funzionale a colmare il divario cha ancora separa la Corea dai Paesi più tecnologicamente avanzati nel settore della difesa. Da qui, l’attuazione di una strategia sempre più basata sullo sviluppo di partnership industriali più che sulle mere acquisizioni, e mirata ad ottenere adeguati trasferimenti di tecnologia e compensazioni (offset). (elaborazione Ufficio Commerciale)
Altre attivitą dei servizi
LOGISTICA E TRASPORTI - La Repubblica di Corea, in virtù della propria collocazione geografica, costituisce una piattaforma logistica naturale nella regione del Nord-Est asiatico. I volumi di trasporto di merci hanno avuto progressivi incrementi proporzionalmente alla crescita economica e all'espansione della proiezione internazionale di un'economia spiccatamente export-led come quella coreana. Il Paese, conosciuto per l’elevata qualità della propria rete infrastrutturale, ha sviluppato nell’ultimo quindicennio una serie di politiche specificamente orientate ad esaltarne il ruolo di hub regionale. Rilevanti investimenti sono stati sviluppati soprattutto al fine di incrementare la capacità dei maggiori snodi portuali. Importanti interventi sono altresì stati realizzati per ridurre i costi legati alla dimensione logistica, legati soprattutto ai regimi autorizzatori, nonché per la realizzazione di sistemi informatici di gestione integrata tra i più avanzati al mondo. La Corea, che movimenta via traffico marittimo il 95% del suo export, ha sviluppato nel quadro di una roadmap di “e-Government” avviata nel 2003 una riorganizzazione digitale delle informazioni relative al traffico marittimo e portuale. Il Progetto sviluppato, denominato “U-port” (Ubiquitous Port), prevede la completa disponibilità (in ogni luogo e in tempo reale) delle informazioni relative al movimento di navi e merci, permettendo a tutti i diversi soggetti (autorità portuale, dogana, immigrazione, quarantena, spedizionieri, armatori, ecc.) di avere un unico punto di contatto, con la piena disponibilità e trasparenza delle informazioni. La rete di interconnessione delle informazioni logistiche é basata su un sistema informatico sviluppato a livello regionale ed avviato nel 2011 congiuntamente a Cina e Giappone. Nel 2012 Italia e Corea hanno siglato un Memorandum di intesa per la cooperazione in materia di ICT e innovazione nel campo dei trasporti marittimi. L’accordo ha consentito l’integrazione dei sistemi di gestione digitale della logistica rendendo possibile un accesso sempre maggiore, da parte coreana, ai 24 porti commerciali italiani. Il Porto di Busan, quinto porto mondiale per traffico merci, ha movimentato nel 2021 22,7 milioni TEU, con un incremento del 4.0% rispetto al 2020. Il governo dell’ex presidente Moon ha mappato piani a medio e lungo termine per sviluppare “smart harbors” in tutto il paese entro il 2030, politica proseguita dall’attuale governo Yoon. Punto focale di questi piani saranno 31 porti designati per il commercio e 29 per la logistica domestica. Per rafforzare ulteriormente l'attività di crociera, la Corea è strettamente coordinata con i paesi limitrofi per costruire infrastrutture per i terminal. Rilevanti sono inoltre nell’area di Ulsan le infrastrutture, funzionali soprattutto alla locale industria pesante, che consentono un passaggio diretto delle produzioni dagli stabilimenti alle navi cargo. Per quanto invece attiene alla distribuzione interna, il sistema é organizzato attorno ad una serie di centri di smistamento maggiori nelle principali città secondo un modello “hub-and-spoke”. Tale modalità si dimostra particolarmente efficiente in un Paese dalle dimensioni relativamente ridotte (la Corea ha una superficie pari a poco meno di un terzo di quella italiana) e innervato da un sistema di reti autostradali e ferroviarie particolarmente sviluppato. (elaborazione Ufficio Commerciale).
Prodotti chimici
Quello coreano é il quinto mercato mondiale della chimica, con vendite totali stimate per circa 102 mld di euro nel 2020, ponendo il paese alle spalle di Giappone, USA, UE e Cina. Il settore chimico ha costituito uno dei volani industriali principali nello sviluppo economico coreano degli ultimi 50 anni. Partendo negli anni '60, grazie all'impulso governativo, con una produzione legata alla petrolchimica di base, il sistema si é progressivamente evoluto verso un modello caratterizzato da grandi gruppi industriali privati orientati a segmenti produttivi a più elevato valore aggiunto. Tale transizione, concretizzatasi compiutamente a partire dagli anni '90, é stata favorita sia dall'incorporazione di tali produzioni in altri settori trainanti dell'economia coreana (semiconduttori, automotive, ecc.) che dal consolidamento delle industrie di Paesi quali Cina o Arabia Saudita. Attualmente le quattro maggiori società coreane del settore: LG Chem, Lotte Chemical, SK Innovation e Hanwha Chemical sono classificate globalmente tra le prime 50 società del settore (rispettivamente al 10mo, 22mo, 38mo e 40mo posto). I principali mercati di destinazione delle esportazioni chimiche coreane sono Cina, Giappone, Taiwan, Stati Uniti e Vietnam. Per quanto riguarda i c.d. "fine chemicals" (componenti farmaceutici, pesticidi, coloranti, adesivi, pigmenti e vernici, ecc.) le produzioni coreane, avviate a partire dagli anni '70 grazie all'adozione di tecnologie sviluppate in Paesi maggiormente avanzati, hanno progressivamente sostituito le importazioni. La Corea risulta tuttavia ancora meno competitiva di realtà come il Giappone (e pertanto ancora dipendente dalle importazioni dall'estero) in segmenti a più elevato contenuto tecnologico che richiedono ingenti investimenti a lungo termine in ricerca e sviluppo. Programmi di attrazione di investimenti esteri nel settore sono stati specificamente sviluppati al fine di colmare il gap esistente, in considerazione del fatto che la Corea é tra i maggiori player mondiali in settori (LCD, DRAM, semiconduttori, elettronica di consumo, ecc.) i quali prodotti presentano una alta intensità di domanda.
Energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (anche da fonti rinnovabili)
Il governo del Presidente Yoon si è impegnato nel potenziare l’utilizzo dell’energia nucleare nel paese, invertendo così le politiche adottate dal predecessore – Moon – volte alla progressiva riduzione della dipendenza da queste a favore di soluzioni più sicure come il gas naturale e le energie alternative. Nonostante ciò, il presidente Yoon continuerà il percorso iniziato dal suo predecessore, volto al raggiungimento della neutralità climatica, con l’unica differenza data dal mix energetico, in quanto questo prediligerà l’utilizzo di energia nucleare. Tuttora il settore ambientale è uno di quelli che maggiormente attirano l’intervento statale, anche grazie al programma denominato New Green Deal, che intende incoraggiare la produzione di energia da fonti rinnovabili (soprattutto idrogeno, solare ed eolico), la sostituzione del parco autovetture con mezzi a idrogeno e la graduale dismissione delle centrali a carbone. L'idrogeno in particolare é diventato una priorità per il Paese, che é particolarmente all'avanguardia a livello globale in tale tecnologia. Per le auto elettriche a pile combustibili il governo Moon investì 2,3 mld USD entro il 2022. Il budget era destinato non solo a creare le infrastrutture necessarie (attualmente vi sono solo poche stazioni per la ricarica in tutta la Corea), ma anche a favorire l’utilizzo delle autovetture a idrogeno nell’ambito del trasporto pubblico urbano.