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Accesso al credito - Osservazioni (ARGENTINA)

L’operatività del settore finanziario argentino, misurata dai prestiti erogati e dai depositi raccolti, è particolarmente modesta nel confronto internazionale. In particolare il valore dei prestiti al settore privato non finanziario (famiglie e imprese), in media nel periodo 2004-2023, è stato pari a poco più del 10 per cento del PIL. Il dato relativo al solo biennio 2022-23 è ancora più basso, 7 per cento circa, rispetto a valori ben più elevati negli altri principali paesi dell’America latina, compresi tra il 27 per cento del Messico e l’82 per cento del Cile. Il dato relativo ai depositi è migliore, ma sempre piuttosto contenuto: in media il 16 per cento tra il 2004 e il 2023 (18 per cento circa nell’ultimo biennio).

Il modesto sviluppo del sistema finanziario argentino deriva da varie cause, tra cui la bassa capacità di intercettare il risparmio locale. La popolazione argentina preferisce tenere i propri risparmi al di fuori del sistema bancario del paese per vari motivi, tra cui un’imposta specifica con un’aliquota pari allo 0,6 per cento sulle transazioni finanziarie, in entrata e in uscita, ma soprattutto il timore di subire delle restrizioni normative di tipo emergenziale al libero utilizzo di quanto depositato, come avvenuto durante la crisi del 2001-02. Incide inoltre una generalizzata sfiducia nella moneta nazionale, caratterizzata storicamente da ripetute svalutazioni. Gli argentini, per proteggere i loro risparmi, tendono a investirli in dollari alla prima occasione utile e a mantenerli all’esterno dei canali ufficiali, eventualmente anche nelle proprie abitazioni.

Le difficoltà a sviluppare una politica creditizia efficace si sono acuite nel biennio 2022-23 a causa della spirale inflazionistica di quegli anni, che ha ridotto sensibilmente sia la domanda sia l’offerta di credito. A partire da aprile 2024, grazie anche all’abbattimento del tasso di inflazione, si è registrata una crescita dei prestiti erogati che, comunque, rimangono ancora su livelli contenuti.

A luglio 2024 risultano operativi nel paese 63 istituti bancari, suddivisi fra banche pubbliche - facenti capo al Governo nazionale (2) ed ai Governi di singole Province (9) e Comuni (2) - e banche private (35 locali e 15 straniere). Gli enti finanziari non bancari presenti sul mercato alla stessa data sono 13.

Dagli anni ‘90 a oggi il sistema bancario argentino ha subito una profonda trasformazione strutturale, con processi di concentrazione particolarmente intensi tra il 1994 e il 2002, quando gli istituti di credito sono passati da 168 a 78. Rappresentativi di questa evoluzione sono stati l’acquisizione di BNL Argentina da parte del gruppo HSBC (Regno Unito) e quella di Bank Boston (presente in Argentina dal 1910) da parte di Standard Bank (Sud Africa). Il processo è proseguito, in misura meno intensa, negli anni successivi; nell’anno in corso è stata avviata l’acquisizione di HSBC Bank (nona banca per entità dell’attivo) da parte di Banco Galicia.

A maggio 2024 le maggiori cinque banche operanti in Argentina per entità degli attivi sono: Banco Nación, Banco Provincia de Buenos Aires, Banco Galicia, Banco Santander e Banco Macro. Sono assenti da parecchi anni gli istituti italiani.

Il sistema finanziario argentino è vigilato, oltre che dalla BCRA, dalla Comisión Nacional de Valores (CNV, per il mercato dei capitali) e dalla Superintendencia de Seguros de la Nación (SSN, per le assicurazioni).

L’attività della BCRA ha scontato nel tempo la mancanza di un’indipendenza de facto dal potere politico. L’indipendenza de jure della Banca centrale era stata stabilita nel 1992 da una legge che limitava fortemente il finanziamento monetario dei deficit di bilancio dello Stato, ma che dopo il 2001 è stata emendata più volte, rendendo sempre più deboli tali limiti. Il finanziamento monetario del deficit pubblico ha raggiunto picchi del 7,6 e del 5 per cento del PIL rispettivamente nel 2020 e nel 2023. Con la Presidenza Milei, iniziata il 10 dicembre del 2023, è stata eliminata qualunque forma di finanziamento diretto dello Stato da parte della Banca centrale, anche grazie al perseguimento del pareggio del bilancio pubblico.

Ultimo aggiornamento: 08/05/2025