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Relazioni internazionali (TURCHIA)

La crisi siriana costituisce, per le sue ricadute in termini di sicurezza e di pressione migratoria, il teatro di crisi prioritario per Ankara. Co-garante con Iran e Russia del formato di Astana, la Turchia continua a giocare un ruolo di primo piano anche nell’attuale fase della crisi. L’Accordo di Sochi con Mosca sulla demilitarizzazione di Idlib del settembre scorso e il vertice di Istanbul di fine ottobre con Russia, Francia e Germania, che ha in parte rilanciato il processo politico, hanno costituto due indiscutibili successi diplomatici per la Turchia e per il suo Presidente. Nell’incertezza su tempistica e modalita’ dell’annunciato ritiro delle truppe USA, la linea rossa rimane per Ankara la lotta alle milizie curde delle Unita' di protezione del popolo (YPG), legate al Partito siriano dell'Unita' Democratica (PYD), che compongono gran parte delle Forze democratiche siriane (SDF), l'alleanza curdo-araba che controlla il nord est del territorio siriano e che sono considerate da Ankara organizzazioni terroristiche al pari del Partito dei lavoratori curdi (PKK).

La vicinanza ideologica ed il sostegno alla Fratellanza Musulmana influenzano le relazioni con il Golfo ed il Nord Africa. Durante la crisi del CCG Ankara ha rafforzato la propria partnership con Doha e intensificato la collaborazione militare con il Kuwait, mentre il caso Khashoggi sta acuendo i dissidi con Riad (ed Abu Dhabi). Restano  tesi  i rapporti con l’Egitto a seguito della destituzione del Presidente Morsi. Nell’Iraq post Daesh, Ankara ricerca la collaborazione di Baghdad nel settore energetico e delle risorse idriche e soprattutto nella lotta al PKK nel nord ovest iracheno. In Libia la Turchia sostiene il piano di stabilizzazione a guida ONU.

La Turchia si sta mostrando sempre più assertiva nel Mediterraneo Orientale, specie a seguito del fallimento dei negoziati di Crans-Montana su Cipro lo scorso anno. Particolarmente determinato è l’atteggiamento riguardo lo sfruttamento delle risorse energetiche: Ankara si oppone alle concessioni date unilateralmente da Nicosia, considerando gli idrocarburi una risorsa congiunta dell’intera isola.

Il rapporto con Washington vive una fase positiva dopo la liberazione del Pastore evangelico Brunson, la cui detenzione aveva scatenato nell’agosto 2018 una forte crisi diplomatica tra i due Paesi (con il conseguente shock valutario della lira turca). L’esenzione temporanea di Ankara dall’impianto sanzionatorio contro l’Iran si inserisce in tale positivo momentum ma molti sono i dossier spinosi ancora aperti: il supporto USA a PYD/YPG in Siria e la possibile acquisizione del sistema missilistico russo S400 anzitutto, ma anche le possibili sanzioni alle banca turca Halkbank.

Anche i rapporti con Mosca vivono una fase di rinnovato slancio. Dopo la crisi del 2015, la collaborazione tra i due Paesi e’ ripresa in ambito politico, economico e militare. Nella direttrice euroasiatica impressa da Erdoğan alla politica estera turca, il rapporto con Mosca e con il Presidente Putin riveste per Ankara prioritaria importanza anche per controbilanciare i rapporti di forza con gli USA ed i Paesi dell’Unione Europea. In tale contesto, particolare rilievo assume la cooperazione con Mosca nel settore energetico, che vede nella realizzazione del gasdotto Turkstream e nella cooperazione sul nucleare i suoi snodi principali.

I rapporti con la Cina sono prevalentemente spinti dalla motrice economica. Ankara cerca, attraverso il suo coinvolgimento nella nuova via della seta, di trarre vantaggio dalla sua posizione geografica.

In Africa la Turchia ha ampliato considerevolmente la propria rete diplomatica e le frequenti visite del Presidente Erdogan, nonché l’apertura di numerose rotte della Turkish Airlines, sono la testimonianza del forte interesse di Ankara di elevare il proprio profilo nel continente sotto tutti gli aspetti (economico, culturale, cooperazione allo sviluppo).

Dopo una fase di rilancio in occasione del Piano d’Azione Congiunto per l’emergenza migratoria, i rapporti con l’Unione Europea hanno subito un’involuzione a fronte della continua proroga dello stato d’emergenza e dell’adozione di misure restrittive delle libertà fondamentali e di espressione. Tali sviluppi hanno portato al congelamento del processo di adesione della Turchia all’UE e di altri dossier, quali la riforma dell’Unione Doganale e la liberalizzazione dei visti.

Ultimo aggiornamento: 19/02/2019