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Relazioni internazionali (MYANMAR)

CINA. Gli interessi cinesi sono molteplici: politico-strategici per la posizione geografica del Myanmar, affacciato sul Golfo del Bengala e sbocco naturale verso l’Oceano Indiano; per la ricchezza di materie prime (petrolio e gas, giada e pietre preziose); per le prospettive di crescita della Birmania come mercato di sbocco. La Cina è particolarmente attiva nei settori delle costruzioni ed energetico. Tra i progetti gestiti in joint-venture con imprese locali, e’ l’area industriale e il porto ad alta profondità nella ZES di Kyaukpyu (industria tessile, manifatturiera e logistica; attesi 100.000 posti di lavoro). Il porto accoglierà 7,8 milioni di ton. cargo e 4,9 mln di container standard. Su queste proiezioni grava pesantemente, peraltro, la crisi del Rakhine. La Cina è la prima destinazione dell’export birmano. Il Myanmar assume un ruolo da protagonista nella Belt-and-Road Initiative. Pechino, come Mosca, oppone il veto in CdS contro ogni eventuale progetto di risoluzione in materia di diritti umani ritenuto pregiudizievole per gli interessi birmani.

La Birmania rafforzò i legami con la RPC (sempre mantenuti, per il  lungo confine comune) negli anni ’90, in reazione alle sanzioni USA e UE. Fu da allora che la Cina trasse maggiore liberta’ nello sfruttamento delle risorse naturali di cui il Myanmar è ricchissimo.

 

INDIA. Nei decenni passati l'India ha mantenuto buoni rapporti con la giunta militare birmana per due motivi: la  presenza di movimenti insurrezionali nel nord-est del Paese, che utilizzano il Myanmar come rifugio, e il timore che l'influenza cinese su quest’ultimo divenisse predominante. Oggi l’India e’ il terzo partner commerciale del Myanmar.

 

THAILANDIA. È la seconda destinazione, dopo la Cina, dell’export birmano. I molto intensi rapporti fra i due Paesi si reggono su equilibri delicati, a causa delle problematiche riguardanti la pesca illegale, la deforestazione, il traffico di droga e il trattamento dei lavoratori birmani in Thailandia (ca 3-4 milioni).

 

 

GIAPPONE. Tokyo ha intensificato dal 2012 la penetrazione economica e di cooperazione, aumetando ancora di più  i già ingenti aiuti al Myanmar, anche al fine di contrastare le mire di Pechino.

 

STATI UNITI. Sono favorevoli a un dialogo critico ma costruttivo con il Myanmar. A ottobre 2016 Obama aveva rimosso tutte  le  sanzioni imposte a partire dal 1993, riconoscendo il processo di transizione democratica e l’impegno al perseguimento della pace. Sono state introdotte nell’ultimo biennio sanzioni personali (travel ban e asset freeze) solo contro alcuni vertici dell’esercito. Resta in vigore l’embargo contro le armi.

 

ASEAN. Nel 1997 il Myanmar è entrato nell’ASEAN, di cui ha tenuto la presidenza di turno nel 2014.

 

RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA. Nel 2013 state definitivamente revocate le sanzioni economiche “generalizzate”, ma negli ultimi due anni anche l”UE ha introdotto (come gli USA) sanzioni personali verso alcuni militari birmani. I negoziati per lo “EU-Myanmar Investment Protection Agreement” non hanno realizzato progressi, ma il commercio bilaterale ha continuato a crescere. L’UE continua ad accordare al Myanmar, dal 19 luglio 2013, all’interno del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG), il regime più favorevole EBA (Everything But Arms), che consente ai prodotti birmani l’accesso al mercato europeo senza quote e senza dazi, e che sta fortemente agevolando le produzioni, soprattutto tessili, locali.

 

RAPPORTI BILATERALI. L’Italia è stato uno dei Paesi europei più convintamente promotori della revisione delle sanzioni UE, rimosse nell'aprile 2013. Nel 2016 l’allora Ministro degli Esteri Gentiloni era stato il primo rappresentante di un governo occidentale ad essere ricevuto dal nuovo Capo di Stato, e il secondo su scala globale a incontrare Aung San  Suu  Kyi. Nel maggio 2017 la Lady ha compiuto una visita nel nostro paese, dove ha incontrato gli allora Presidente del Consiglio Gentiloni e Ministro degli Esteri Alfano.

 

Ultimo aggiornamento: 01/12/2020