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Relazioni internazionali (GIORDANIA)

La dinastia hashemita svolge da decenni un importante e costruttivo ruolo di moderazione nella gestione delle crisi regionali, grazie anche alla stabilità del paese in un’area estremamente volatile e colpita dalla pandemia di COVID-19.

La Giordania è portatrice nel mondo arabo di una versione aperta e tollerante dell’Islam, con una particolare enfasi sul rispetto delle minoranze, condensata nel “Messaggio di Amman”. Il conflitto israelo-palestinese ha coinvolto sin dall’inizio la Giordania che è, insieme all’Egitto, l’unico Stato arabo della regione in pace con Israele (Trattato di Wadi Araba, 1994). La scelta in favore della pace con Israele non implica che le relazioni con lo Stato ebraico siano state pienamente accettate a livello emotivo dall’opinione pubblica. Ad ogni modo, Amman ha da tempo instaurato con lo Stato israeliano solidi rapporti di collaborazione in molteplici settori, che permangono anche nei momenti di tensione.

Avendo nella propria popolazione una rilevante percentuale di cittadini di origine palestinese, il Regno hashemita ha un interesse vitale all’individuazione di una soluzione al conflitto e sostiene la soluzione dei due Stati. La Giordania guarda con attenzione l’evolversi della situazione in Siria: Amman ospita ormai oltre 640mila rifugiati registrati dalla Siria (1,3 milioni secondo quanto dichiarato dalle Autorità giordane) e questo afflusso ha messo a dura prova i già delicati equilibri demografici del paese.

La Giordania e la comunità internazionale si stanno attrezzando per passare dalla gestione dell'emergenza dell'afflusso dei rifugiati all'intervento sulle vulnerabilità presenti nel Paese, in un'ottica che includa anche i giordani delle fasce deboli, rafforzando gli aiuti alle limitate risorse finanziarie ed infrastrutturali giordane, sia sotto forma di assistenza diretta sia sotto forma di accesso ai servizi pubblici ed ai numerosi beni forniti con tariffe sovvenzionate (pane, gas per uso domestico, elettricità, acqua).

La comunità internazionale, anche alla luce delle manifestazioni del giugno e dicembre 2018, si è interrogata sulle cause economico-sociali del disagio sociale legate alla concorrenza sul mercato del lavoro da parte della manodopera siriana a basso costo, al deterioramento qualitativo e quantitativo dei servizi pubblici (in particolare sanità, istruzione, acqua) e delle infrastrutture e all'aumento dei prezzi delle abitazioni e dei beni primari non sussidiati.

Questi fattori hanno alimentato un disagio tra i giordani appartenenti alle categorie più svantaggiate. I potenziali rischi di "spill-over" della crisi siriana investono anche gli aspetti di sicurezza del Paese, che ha aderito alla coalizione internazionale contro il sedicente Stato islamico.

I rapporti della Giordania con le Organizzazioni Internazionali possono essere definiti costruttivi, soprattutto con le IFI: la politica economica dell’ultimo decennio, infatti, è stata realizzata tenendo presente le linee tracciate dal Fondo Monetario e dalla Banca Mondiale, indirizzate alla liberalizzazione del commercio, all’integrazione regionale e globale, alla ridefinizione del ruolo dello Stato, all’attuazione di ampi programmi di privatizzazione, all’incoraggiamento degli investimenti produttivi orientati alle esportazioni e alla riduzione del tasso di disoccupazione e di povertà. In tale contesto, si inquadrano le frequenti missioni istituzionali dei funzionari di FMI e Banca Mondiale, finalizzate all’aggiornamento della situazione economico-finanziaria del Regno (consultazioni ex art. IV) e a fornire adeguata assistenza tecnica alle Autorità locali, oltre al continuo sostegno finanziario tramite prestiti e garanzie legati a progetti di sviluppo.

Ultimo aggiornamento: 12/09/2021