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Quadro macroeconomico (IRLANDA)

L’Irlanda ha vissuto a partire dal 2014 una importante ripresa dell’economia, dopo la gravissima crisi che l’aveva colpita nel 2008. Il sistema economico, all’interno del quale un’enorme bolla del mercato immobiliare aveva causato la crisi, era (e rimane) per il resto “sano” e competitivo. Ciò ha reso possibile un rapido ritorno a tassi significativi di crescita.

Il PIL irlandese è cresciuto del 7,8% nel 2017, attestandosi tra i valori più alti fra i Paesi membri dell’UE, e il rapporto debito pubblico-PIL, anche grazie ad alcuni aggiustamenti contabili, si è attestato al 72%, dopo aver raggiunto il valore record del 119% nel 2013. Per il 2023 è previsto che scenda al 55%.

Il livello di disoccupazione, che aveva raggiunto il 15,5% nel picco della crisi, si attesta al 6,8%. Molto positivi sono anche i dati sui primi mesi del 2018.

Per il 2018, l’Economist Intelligence Unit prevede infatti una crescita del PIL del 4,5% (e una media del 3,1% annuo nel 2019/2023, in parte riflesso dell’effetto negativo sull’economia irlandese della prevista separazione dall’UE del Regno Unito nel marzo 2019) e un ulteriore calo della disoccupazione.

 

Ad agosto 2018 l’inflazione è scesa rispetto ai mesi precedenti ed è prevista un’ulteriore diminuzione, ma l’inflazione rimarrà positiva a causa dell’aumento demografico e della scarsità di offerta abitativa, anche riguardo ai prezzi di locazione e specialmente nell’area di Dublino.

C’è il rischio che tale situazione diventi un’emergenza sociale e un ostacolo alla competitività dell’Irlanda e che si crei una nuova bolla immobiliare.

Il settore immobiliare costituisce un’eccezione: il clima di prezzi generale è stabile.

Il PIL, per l’estesa presenza di aziende multinazionali straniere che hanno stabilito la propria sede fiscale in Irlanda, costituisce una misura non affidabile dell’attività meramente domestica del paese.
 

Ultimo aggiornamento: 04/12/2018