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Quadro macroeconomico (PAKISTAN)

Dal 2019 è in essere un accordo con il FMI, con un bail-out di sei miliardi di dollari su tre anni, teso a sostenere la difficile situazione dei conti pubblici, in particolare il forte disavanzo commerciale. Il presente forte aumento del costo dell’energia, importata in massima parte dal Golfo, ha inoltre ulteriormente contratto il margine di manovra di Islamabad nei confronti degli organismi internazionali. 

Il Pakistan è un Paese essenzialmente agricolo, la cui struttura economica resta caratterizzata da una forte concentrazione di latifondi ed oligopoli. Si registra una forte commistione tra potere politico ed oligarchie economiche, a livello federale e provinciale, influenzando così l’imprenditoria privata, tradizionalmente riluttante al pagamento di significative imposte (il sommerso è stimato nel 100% del PIL ufficiale). Il sistema tributario vede la netta prevalenza della tassazione indiretta sui consumi, con una parcellizzazione delle agenzie fiscali a livello federale, provinciale e locale. Si segnala la dipendenza del Paese dalle importazioni di energia e generi di consumo, da cui il cronico disavanzo della bilancia commerciale, acuito dal corrente quadro economico mondiale. Da tempo, infatti, il Pakistan soffre di una grave crisi della bilancia commerciale, con forti disavanzi nelle partite correnti. Centrale, in tale disavanzo, è il costo delle importazioni energetiche, che il Pakistan acquisisce per la maggior parte dai Paesi del Golfo Persico stante la debolezza della produzione interna, a fronte di consumi in costante aumento stante l’accrescimento della popolazione e della classe media. Su questo sfondo, l’aumento dei prezzi dell’energia, come effetto del conflitto in Ucraina, ha peggiorato la situazione, rendendola potenzialmente insostenibile. In questo contesto sono state introdotte una serie di barriere, tariffarie e non tariffarie, e dal 2017 per limitare le importazioni e la conseguente fuoriuscita di valuta pregiata.  Tali tariffe rendono difficile introdurre nel Paese particolari tipologie di prodotti, in particolare gli autoveicoli, scoraggiando la penetrazione straniera malgrado le ZES. La situazione è peggiorata con la grave congiuntura economica scaturita dalla guerra in Ucraina, portando all’emissione il 19 maggio 2022 di un generale divieto di importazione di un largo ventaglio di beni ritenuti non essenziali. Tale misura e' stata sostituita, dopo pochi mesi, con un genera aumento delle tariffe doganali. 

Ultimo aggiornamento: 21/09/2022