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Quadro macroeconomico (INDONESIA)

Dopo il trend positivo del 2019, nel corso del 2020 l’economia indonesiana ha pesantemente risentito della pandemia COVID-19, che ha comportato l’introduzione di restrizioni alla mobilità e altre misure di salute pubblica, in particolare nel 2° trimestre dell’anno. La crescita economica globale e i commerci hanno dato segnali di ripresa durante il 3° trimestre - grazie alla parziale riapertura dell’economia di numerosi Paesi e agli interventi senza precedenti dispiegati dai Governi per combattere la recessione indotta dalla pandemia - e anche l'Indonesia è apparsa in lento recupero, sorretta da un aumento significativo della spesa pubblica e da una moderata risalita dei consumi, degli investimenti e delle esportazioni nette. Tuttavia, nel mese di settembre la domanda interna risultava ancora significativamente più debole rispetto a prima della crisi (-2,8% y-o-y).

Il ritmo della ripresa non è stato uniforme tra i vari settori: quelli a più alta intensità di contatti interpersonali e minor grado di utilizzo del telelavoro (trasporti, ospitalità, commercio all'ingrosso e al dettaglio, edilizia, manifattura, etc.) sono stati particolarmente colpiti e faticano ancora a recuperare. Settori come finanza, istruzione, comunicazioni e telecomunicazioni si sono invece dimostrati più resilienti. Inoltre, i settori più dipendenti dalla domanda estera (ad es. minerario e manifatturiero) sono stati parzialmente protetti dalla ripresa degli scambi e dall’andamento favorevole dei prezzi di alcune materie prime.

La crisi ha avuto un impatto particolarmente pesante sul mercato del lavoro, i cui indicatori appaiono notevolmente peggiorati in confronto al 2019. Si stima che circa 5,1 milioni di persone abbiano perso il lavoro o abbiano smesso di cercarlo e che altri 24 milioni di individui  stiano lavorando con orario ridotto a causa del coronavirus. Nel 3° trimestre, il tasso di disoccupazione si è attestato al 7,1% (+1,8% y-o-y) mentre quello di sottoccupazione ha raggiunto il 10,2% complessivo (+3,8%).

Seppur negativi, i dati summenzionati avrebbero potuto essere di gran lunga più allarmanti se il Governo indonesiano non fosse intervenuto con un sostanziale aumento della spesa pubblica volto ad assistere le famiglie e le imprese nel far fronte alla crisi. Tale circostanza, unita al calo delle entrate fiscali causato dalla recessione e dal taglio di aliquota delle imposte societarie, ha fatto sì che tanto il deficit di bilancio quanto il debito pubblico siano in progressivo aumento, al pari delle esigenze di finanziamento: si prevede che nel periodo 2021-2022 le spese annuali per interessi saliranno al 2,4% del PIL, contro l'1,7% del 2019.

In campo monetario, le Autorità indonesiane hanno beneficiato delle risposte audaci e ambiziose fornite dalle banche centrali delle economie avanzate e di molti Paesi emergenti, che hanno sostenuto le condizioni finanziarie globali e stabilizzato i flussi di capitale. Ciò ha consentito alla Rupiah di reggere sui mercati valutari e all’inflazione di restare sotto i livelli di guardia, grazie anche alla debolezza della domanda interna e al calo dei prezzi energetici. La stessa Bank Indonesia ha allentato la propria politica monetaria e implementato un ampio programma di acquisto di titoli di Stato per stabilizzare ulteriormente l'economia e aiutare a finanziare il deficit fiscale.

Malgrado i succitati interventi governativi, l’economia indonesiana è comunque destinata a finire l’anno in recessione per la prima volta in due decenni, con un calo del PIL di circa il -2,2%. Le previsioni di crescita per il 2021 si attestano attorno al 4,4% e presuppongono un progressivo allentamento delle restrizioni sociali e la ripresa del mercato del lavoro, col conseguente aumento della fiducia dei consumatori e la crescita dei consumi privati. La crescita dovrebbe quindi consolidarsi al 4,8% nel 2022, a condizione che un vaccino efficace e sicuro sia reso disponibile per un'ampia parte della popolazione. (Fonte: Banca Mondiale)

 

Ultimo aggiornamento: 30/12/2020