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Politica economica (VENEZUELA)

Dall’alba della rivoluzione chavista, l’atteggiamento verso gli investimenti esteri è stato complessivamente contraddittorio. Benché il Paese ne sia in effetti dipendente, stante la cronica mancanza di know how e di un solido tessuto industriale, è prevalso negli scorsi decenni un sentimento di sospetto ideologico, verso il grande capitale e l'investitore straniero, che insieme alla mancanza di sicurezza giuridica e all’arbitrarietà del sistema statale locale hanno scoraggiato gli investimenti esteri nel Paese.

Tale situazione è stata esacerbata dall’imposizione (a partire del 2015) delle misure coercitive unilaterali da parte degli Stati Uniti, che hanno ulteriormente bloccato, l’afflusso di capitali esteri e la salita di quelli nazionali, limitando fortemente la capacità produttiva del settore privato locale a causa delle difficoltà ad importare materie prime, macchinari e beni intermedi. Negli ultimi anni la maggior parte delle grandi multinazionali straniere hanno così chiuso le loro attività in Venezuela, con la vistosa eccezione delle imprese dei Paesi ideologicamente o politicamente affini (Cina, Russia, Turchia, Iran etc..), che invece hanno continuato ad operare ed in alcuni casi rafforzando la propria presenza nel mercato locale.

L’aggravarsi della crisi economica, approfondita dalla pandemia e dall’intensificazione del regime sanzionatorio, ha tuttavia favorito nel 2020-2021 l’emergere di un nuovo orientamento di politica economica in seno al governo bolivariano, con la decisione di virare verso un modello più "aperto": è in questo contesto che va letto il processo di dollarizzazione in corso dell’economia venezuelana ed il varo della Legge “anti-bloqueo” (ottobre 2020) con l’obiettivo esplicito di attrarre grandi capitali stranieri nel Paese offrendo agevolazioni e garantendo un regime giuridico favorevole e che offra confidenzialità e riservatezza (questo soprattutto per proteggere le imprese straniere che desiderano investire in Venezuela dalle sanzioni USA). In particolare, il nuovo “Centro per gli Investimenti Internazionali Produttivi (CIIP)” dovrebbe essere il punto di raccolta nonché la vetrina dei progetti aperti all’investimento (privato), identificati con l’ausilio dei Ministeri competenti nei macro-settori dell’industria petrolchimica, dell’estrazione mineraria, del gas, dell’agricoltura e del turismo. Nel luglio del 2022, per mezzo della “Ley Orgánica de las Zonas Económicas Especiales (LOZEE)”, le Autorità venezuelane hanno istituito 5 zone economiche speciali: Paraguaná (Falcon); Puerto Cabello-Morón (Carabobo), La Guaira (La Guaira), Margarita (Nueva Esparta) e l’Isola di Tortuga (Miranda), che beneficeranno di incentivi fiscali e doganali e che godranno di un regime giuridico particolarmente favorevole agli investimenti, sia nazionali che internazionali. Questi interventi normativi, molto pragmaticamente, prevedono il pieno reintegro del settore privato - nazionale ed straniero - nell’ambito dello sforzo produttivo nazionale, la “revisione dei meccanismi di governance” delle grandi società pubbliche o miste (il cui controllo e la cui gestione potrà passare alle imprese “straniere”), la revoca delle eventuali restrizioni all’esercizio di attività commerciali per soggetti privati in attività strategiche dell’economia nazionale.

La pressione fiscale in Venezuela è tutto sommato bassa, ma la burocrazia è complicata, lenta ed arbitraria. I servizi essenziali (acqua, luce, gas) sono molto economici tuttavia l’erogazione di tali servizi anche a causa dalla scarsa manutenzione è carente, con frequenti blackout o razionamenti delle forniture.

Ultimo aggiornamento: 22/07/2022