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Politica economica (INDONESIA)

Maggiore economia dell’ASEAN, dopo aver superato la crisi finanziaria asiatica di fine anni '90 l'Indonesia ha fatto registrare una crescita economica costante, che le ha consentito di dimezzare il tasso di povertà della popolazione, oggi inferiore al 10%, e di inserirsi nel novero dei Paesi a reddito medio-alto. La pianificazione economica dell'Indonesia segue un piano di sviluppo ventennale per l’arco temporale 2005-2025 ed è a sua volta suddiviso in 4 piani quinquennali a medio termine (RPJMN), ciascuno con diverse priorità di sviluppo. Ministeri e agenzie governative devono utilizzarli come base nella definizione dei propri piani strategici tenendo anche conto del Masterplan for Acceleration and Expansion of Indonesia's Economic Development (MP3EI), che fissava target assai ambiziosi di crescita economica prevedendo 470 mld di US$ di investimenti, provenienti in larga misura dal settore privato attraverso la formula del partenariato pubblico-privato (PPP).

Durante la Presidenza di Joko “Jokowi” Widodo, eletto nel 2014 e poi confermato nel 2019, il MP3EI è stato di fatto assorbito dal cosiddetto Nawa Cita Plan, che individua 9 aree prioritarie di intervento per sostenere lo sviluppo del Paese. Nel corso del suo primo mandato, l’Amministrazione Jokowi si è soprattutto concentrata sul settore infrastrutturale e sul rafforzamento di 6 "corridoi economici" a vocazione economica specializzata: Sumatra: miniere e agricoltura (in particolare olio di palma); Giava: manifattura e servizi; Kalimantan: miniere; Sulawesi: agricoltura, pesca; Bali-Nusa Tenggara: turismo e produzione alimentare; Papua-Maluku: risorse naturali.

Un’alta priorità è stata assegnata allo sviluppo della dimensione marittima attraverso un più efficace controllo delle coste e il potenziamento del commercio marittimo, della pesca nonché delle infrastrutture portuali, al fine di migliorare la logistica e l’interconnessione con le altre aree del Paese e rendere l’Indonesia più competitiva rispetto ad altri Stati dell’area, in uno dei principali snodi del commercio mondiale. Altri ambiti in cui si è concentrata l’azione governativa sono lo snellimento della burocrazia, la lotta a corruzione e abusi e l’ampliamento della fornitura dei servizi di base a livello nazionale.

Dopo la rielezione nel 2019, Jokowi si è impegnato a rafforzare ulteriormente l'economia indonesiana attraverso il miglioramento del capitale umano e della competitività del Paese nel mercato globale, ponendosi un obiettivo di crescita compreso tra il 5,4 e il 6% annuo. Nella cosiddetta fase 2 del Nawa Cita Plan, il focus è stato posto su sei passi strategici: 1) migliorare il clima per gli investimenti, aprire il commercio e aumentare il coinvolgimento del Paese nelle reti di produzione globali; 2) potenziare l’istruzione e la ricerca e sviluppo e accelerare l’adozione di nuove tecnologie; 3) accrescere il ruolo della diplomazia economica e il ricorso ad accordi di libero scambio; 4) ottimizzare le potenziali fonti di crescita economica; 5) rilanciare la manifattura; 6) mantenere la stabilità macroeconomica.

In tale quadro si inserisce l’approvazione, nell’ottobre 2020, del provvedimento normativo denominato “Omnibus Law on Job Creation” che riduce e snellisce gli adempimenti richiesti alle imprese per l’ottenimento dei permessi commerciali e amplia enormemente il numero dei settori industriali totalmente o parzialmente aperti ai capitali privati, dando vita anche a un fondo sovrano destinato a fungere da volano per l’attrazione degli investimenti. Oltre a una serie di sgravi e incentivi fiscali per le imprese, la nuova legge introduce però anche alcune controverse disposizioni in campo giuslavoristico e ambientale, che hanno sollevato un’ondata di proteste in tutto il Paese. Sempre nel 2020, per rispondere alla crisi conseguente alla pandemia COVID-19, il Governo ha infine varato un pacchetto fiscale pari al 4,3% del PIL, volto a stimolare l’economia e aumentare la spesa per sanità e assistenza sociale.

Ultimo aggiornamento: 06/01/2021