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Politica economica (GEORGIA)

Negli ultimi anni sono stati approvati una serie di interventi normativi di stampo liberale volti alla promozione degli Investimenti Esteri Diretti (flat tax, snellimento dei processi burocratici) tali da creare un contesto particolarmente favorevole agli investitori stranieri.

Dal 2014, è attivo il programma Enterprise Georgia, con l’obiettivo di agevolare la creazione di nuove unità produttive e stimolare le produzioni locali, nel comparto industriale come in quello della trasformazione dei prodotti agricoli. Il programma prevede agevolazioni creditizie per gli investitori stranieri che intendono stabilirsi in Georgia.

La forte tendenza alla deregulation ha tuttavia suscitato interrogativi rispetto alla compatibilità con gli sforzi richiesti per l’attuazione del suddetto DCFTA con l’UE (che impone al contrario una standardizzazione alle procedure e alla legislazione comunitaria), anche se si sono registrati segnali positivi in questo senso, come l’entrata in vigore degli emendamenti Codice del Lavoro a settembre 2020. Quest’ultimo, tuttavia, resta lacunoso – ad esempio per quanto riguarda le tutele del lavoratore e le previsioni in tema di salario minimo (è prevista una soglia di per sé modesta e anacronistica alla luce dell’attuale valore del Lari georgiano) – e non uniformemente applicato.

La nuova Costituzione vieta l’acquisto di terreni agricoli da parte di stranieri (ancora in attesa di regolamentazioni delle deroghe a tale previsione) generando un freno agli investimenti stranieri nel settore.

Anche con lo scopo di promuovere investimenti privati esteri, sono operativi due fondi statali per il co-finanziamento di progetti, soprattutto nei settori alberghiero e wellness (Co-Investment Fund e Partnership Fund).

La normativa nazionale continua a proibire gli investimenti esteri nelle Regioni separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud.

Una serie di emendamenti al codice tributario entrati in vigore nel 2017 – basati sul modello di tassazione estone – prevedono l’esenzione dalla tassa sul reddito per i dividendi non distribuiti che vengono reinvestiti in Georgia.

Per quanto riguarda il commercio con l’estero, la Georgia persegue una chiara strategia d’apertura: il Paese ha zero tariffe sull'80% dei prodotti importati, procedure doganali snelle e una rete di Accordi di Libero scambio conclusi (UE, Cina, CSI, Turchia, EFTA) e altri in negoziato (tra cui Stati Uniti e Israele). La Georgia ha una posizione altamente strategica in quanto punto di interconnessione tra la regione caucasica, l’Europa e l’Asia Centrale. Tbilisi è in tutte le iniziative di connettività energetica e commerciale: TEN-T, Middle Corridor BRI, TRACECA, corridoio energetico Iran-Azerbaijan-Georgia, Lapis Lazuli, corridoio CAREC, 'Persian Gulf to Black Sea', TAP. Il Ministero delle Infrastrutture ha varato un piano infrastrutturale da 3,5 miliardi di dollari che prevede la costruzione e ammodernamento di strade, incluso il completamento dei due assi autostradali principali che attraversano la Georgia (corridoio Nord-Sud ed Est-Ovest)  ferrovie e porti, ma anche l’ammodernamento delle connessioni digitali. In tale contesto, un passo indietro è rappresentato dalla decisione governativa, probabilmente non immune anche da logiche di politica interna, di cancellare il contratto inerente la realizzazione di un hub portuale e logistico con capacità intermodale nella località di Anaklia. Il Governo continua, almeno nella narrativa pubblica, a definire l’opera strategica per il Paese. Merita in ogni caso rilevare la sospensione delle procedure per le opere complementari di collegamento ferroviario e stradale.

Venendo ai dati, nel 2019 gli Investimenti Diretti Esteri erano ammontati a 1.267,7 milioni di dollari, in crescita rispetto all'anno precedente. Secondo i dati dell'Istituto di Statistica Georgiano (GEOSTAT), nel 2020 si è invece verificato un drastico calo negli IDE, collocatisi a 572,0 milioni di dollari. A settembre 2021 (ultimo dato disponibile) gli IDE ammontavano a 728.4 (con un afflusso netto pari al 4,5% del PIL, dati del Fondo Monetario Internazionale), in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma ancora inferiori (al netto di sviluppi del secondo semestre non ancora contabilizzati) rispetto al livello pre-pandemico.

Ultimo aggiornamento: 25/01/2022