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28/01/2015 - Nuovo Accordo di liberalizzazione per il settore del servizi tra Hong Kong e la Provincia del Guangdong

Nuovo Accordo di liberalizzazione per il settore del servizi tra Hong Kong e la Provincia del Guangdong

La firma dell’Accordo per la liberalizzazione di base del commercio dei servizi tra la Regione cinese del Guangdong e la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong, avvenuta il 18 dicembre 2014, rappresenta un significativo passo in avanti per l’attuazione del Closer Economic Partnership Arrangement (CEPA), il documento di strategia per la progressiva liberalizzazione nel commercio di beni e servizi tra Hong Kong e la madrepatria siglato nel 2003. L’accordo in questione prevede la liberalizzazione di 58 settori - tra cui i servizi immobiliari, quelli ambientali e l’installazione di supporti informatici - con la reciproca estensione del principio del trattamento nazionale mentre, per altri 75 settori, viene contemplata un liberalizzazione parziale.

Tra gli ambiti che beneficiano della liberalizzazione, con restrizioni variabili a seconda del settore, vi figurano, a titolo di esempio, quello legale, dove avvocati di Hong Kong potranno essere distaccati presso gli studi del Guangdong per fornire consulenze, seppur limitate alle sole leggi di questa Regione Amministrativa Speciale e senza la possibilita’ di assumere avvocati cinesi. Quale “misura pilota” aggiuntiva, nelle Zone Economiche Speciali di Qianhai, Nansha e Hengqin, gli studi legali hongkonghini potranno costituire studi congiunti con avvocati cinesi nella forma di partenariati. Tra i settori di maggiore rilevanza vi sono anche la logistica, la contabilita’, la formazione, l’analisi e la certificazione tecnica dei prodotti e dei prototipi, le costruzioni e il design. In misura piu’ limitata, la liberalizzazione riguardera’ anche il settore assicurativo, quello bancario e il turismo, con l’ampliamento delle possibilita’ di joint venture per il turismo outbound dalla Cina. Uno dei piu’ qualificanti principi contenuti nell’Accordo e’ quello della “national neutrality” secondo il quale ogni societa’ registrata a Hong Kong e’ considerata, a tutti gli effetti, come hongkonghina anche se al suo interno figura un management o capitale interamente stranieri. Si tratta di una previsione di particolare interesse, in quanto essa consente anche a tutte le aziende qui registrate di accedere alle agevolazioni previste dall’Accordo a patto di rispettarne alcune. In particolare, si richiede che: la societa’ sia registrata a Hong Kong da almeno tre anni; sia sottoposta alla tassazione locale; abbia i propri uffici “fisici” a Hong Kong; almeno meta’ dei propri dipendenti abbia un permesso di lavoro rilasciato da Hong Kong; non sono state poste limitazioni circa la consistenza del loro fatturato. E’ stata inoltre prevista la particolare fattispecie di una societa’ italiana (o comunque straniera) che acquisisca il controllo di un’azienda honkonghina: in questo specifico caso, l’azienda italiana (o straniera) potra’ beneficiare dei vantaggi offerti dall’Accordo in parola dopo un solo anno dall’acquisizione, anziche’ i tre normalmente previsti negli altri casi.

Le possibili benefiche ricadute dell’Accordo si potranno dunque estendere anche alle numerose aziende italiane che sono stabilite ad Hong Kong (stimabili in circa 400, tra societa’ che hanno in Italia il quartier generale e qui i loro uffici regionali e aziende gestite da italiani o con capitali italiani), molte di queste attive proprio nei settori interessati da questa liberalizzazione, quali la logistica, il design, le costruzioni/ingegneria e - in misura minore - la consulenza fiscale e quella legale, potendo quindi fornire con maggiore facilita’ servizi per progetti che interessino sia Hong Kong che l’area del Guangdong. Il testo definitivo dell'Accordo e' disponibile su: http://www.tid.gov.hk/english/cepa/legaltext/cepa12.html.

Notizia segnalata da
Consolato Generale d'Italia