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13/03/2014 - IL PREZZO DEL RAME FA SEGNARE UN RECORD NEGATIVO ED IL CILE PERDE POSIZIONI NEL RANKING MONDIALE DELLA COMPETITIVITÁ MINERARIA.

IL PREZZO DEL RAME FA SEGNARE UN RECORD NEGATIVO ED IL CILE PERDE POSIZIONI NEL RANKING MONDIALE DELLA COMPETITIVITÁ MINERARIA.

Le quotazioni del prezzo del rame nella Borsa dei Metalli di Londra hanno chiuso ieri in ribasso del 3,31% affondando ai minimi livelli dal luglio del 2010 (2,95 USD la libbra).

A pesare sono stati i timori legati allo stato di salute della congiuntura cinese. La Cina è infatti il maggiore consumatore mondiale di rame assorbendo il 46% dell’offerta globale della commodity.

Gli ultimi dati macroeconomici indicano un ulteriore rallentamento della crescita ed iniziano anche ad emergere dei segnali preoccupanti per gli investitori sulla salute del sistema finanziario del “gigante asiatico”, nel cui contesto il minerale rosso è frequentemente utilizzato come garanzia per ottenere crediti.

Il Cile è strettamente legato commercialmente all’economia cinese, in quanto il rame, che  rappresenta oltre la metà dei beni esportati dal paese, si dirige prevalentemente verso la Cina.

L’ultimo sondaggio realizzato dall’Istituto di ricerca canadese Fraser fa inoltre registrare un forte retrocesso del Cile nel ranking mondiale di competitività mineraria. Nel corso degli ultimi 4 anni il Paese perde ben 22 posizioni fra le zone maggiormente attrattive per gli investimenti nel settore, passando dall’8º posto del 2010 al 30º del 2014. I fattori che incidono negativamente sulla valutazione da parte delle imprese sono principalmente l’incertezza a livello istituzionale della normativa in materia ambientale, seguita dall’alto costo dei prezzi energetici e  della mano d’opera e dalla scarsità d’acqua.

Da considerare infine che in Cile l’ultima Legge Finanziaria relativa all’anno in corso è stata formulata sulla base della stima di un prezzo medio del rame di 3,25 USD. Nel caso in cui il prezzo reale di mercato dovesse mantenersi ai livelli attuali o continuare a scendere, si potrebbero avere delle ripercussioni sulle risorse pubbliche a disposizione dell’attuale Governo per la realizzazione della propria agenda di lavoro che solo in parte potrebbe trovare una compensazione nel contemporaneo aumento del dollaro americano.

 

Notizia segnalata da
AMBASCIATA D'ITALIA