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Aspetti Normativi (NORVEGIA)

La Norvegia aderisce dal 1994 allo Spazio Economico Europeo. Il SEE è l'area di libero scambio formata dall'Unione Europea e da tre Paesi EFTA: Norvegia, Islanda e Liechtenstein. A livello normativo, dall'entrata in vigore del SEE la Norvegia ha concluso con la UE più di 100 accordi bilaterali, cui si aggiungono numerose intese settoriali e in ambito Schengen/Dublino. Si tratta di un corpus normativo che è stato recepito col tempo nell'ordinamento norvegese assieme a migliaia di decisioni, regolamenti e direttive UE. L'armonizzazione con la legislazione comunitaria ha favorito il progressivo allineamento degli standard, delle certificazioni e dei processi amministrativi in un ampio raggio di settori. Ciò ha avuto un effetto particolarmente rilevante sull'interscambio commerciale della Norvegia con i 27, che grazie al SEE, e malgrado la globalizzazione, assorbono ancora oggi il 60% dell’import-export di beni (al netto degli idrocarburi) e circa la metà di quello dei servizi. A livello settoriale, il grande beneficiario dell'accordo è stato fino ad oggi il settore ittico norvegese, che grazie alla riduzione delle tariffe e alla creazione di quote doganali esenti da dazi ha conosciuto una inarrestabile progressione. Il comparto dei prodotti alimentari non è infatti completamento integrato nell'accordo SEE: la Norvegia mantiene un dazio medio all'import pari al 35,5%. A livello istituzionale, gli organi comuni EFTA-UE (in particolare il Consiglio SEE, che si riunisce due volte all'anno, e il Joint Committee, che si riunisce più regolarmente) sono chiamati a discutere e concordare l'aggiornamento della normativa sull'import/export, tramite il recepimento dei più importanti atti comunitari in materia commerciale, anche con riferimento al settore fito-sanitario e a quello degli ostacoli non-tariffari.

Il livello della pressione fiscale varia tra il 40% e il 45% del PIL. L'imposta sul reddito delle persone fisiche ha carattere progressivo, mentre l'aliquota media sui profitti delle imprese è pari al 22%: esse contribuiscono per circa il 40% alle entrate fiscali a livello nazionale. L'IVA è tassata al 25% e rappresenta circa il 30% di tutto il gettito fiscale. La maggior parte del gettito va allo Stato, il 12% va ai Comuni e circa il 2% va alle Contee. Del tutto peculiare è il regime impositivo applicato ai proventi derivanti dalle attività estrattive di petrolio e gas naturale: circa un terzo delle entrate governative sono infatti legate alla tassazione dei dividendi delle società petrolifere, che sono convogliati nelle casse del Government Pension Fund Global, il fondo sovrano norvegese, avente oggi una dotazione di circa 1.200 miliardi di dollari di asset in gestione.

La tutela della propietà intellettuale è garantita dalle disposizioni contenute in diversi atti legislativi, tra cui quello sul copyrigt, quello sui marchi e quello sul design industriale. La normativa norvegese è fortemente allineata a quella comunitaria grazie al SEE.

L'ambiente economico norvegese tende a favorire e a sostenere gli investimenti esteri. Agli investitori stranieri viene generalmente garantito un trattamento non discriminatorio rispetto agli operatori nazionali. Grazie al SEE, che garantisce la libera circolazione dei capitali, il Governo norvegese ha continuato a liberalizzare la legislazione sugli investimenti esteri, con l'obiettivo di conformarsi più strettamente agli standard UE. Esistono tuttavia alcune restrizioni alle partecipazioni straniere. Una caratteristica peculiare dell'economia norvegese è infatti l'estesa presenza dello Stato nei suoi gangli strategici. In aggiunta al controllo dei gestori dei servizi di rete (ferrovie, strade e autostrade, energia elettrica, servizi postali), l'Amministrazione ha infatti mantenuto una partecipazione azionaria di controllo nelle grandi società norvegesi del settore petrolifero, metallifero, ingegneristico, bancario, chimico, immobiliare, ittico, aereo, della difesa, delle infrastrutture e delle telecomunicazioni. Sebbene gestite con trasparenza e per quanto possibile con un approccio di mercato, le partecipazioni statali hanno in parte favorito la creazione di oligopoli che distorcono la concorrenza e rendono difficile l'ingresso a nuovi operatori. Del tutto peculiare è l'attività di vendita al dettaglio degli alcolici sopra i 4,7 gradi, che è esercitata in regime di monopolio esclusivo dall'azienda di stato Vinmonopolet.

 

Ultimo aggiornamento: 26/01/2024