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Aspetti Normativi (EMIRATI ARABI UNITI)

ASPETTI NORMATIVI E LEGISLATIVI

Regolamentazione degli scambi[1]

Sdoganamento e documenti di importazione: ispezioni efficienti e pratiche doganali puntuali e celeri. La tassa di importazione è pari mediamente al 5% su tutte le merci, escluse quelle sottoposte a regime di restrizione, come il tabacco (100%) e vini e alcolici (50%). Il 1° dicembre 2019, gli Emirati Arabi Uniti hanno ampliato il campo di applicazione delle accise per includere bevande zuccherate, dispositivi e strumenti elettronici per il fumo, nonché liquidi utilizzati in dispositivi e strumenti elettronici per il fumo. Le aliquote fiscali applicabili sono le seguenti: 100% su tabacco e prodotti a base di tabacco, dispositivi e strumenti elettronici per il fumo, liquidi utilizzati in dispositivi e strumenti elettronici per il fumo e bevande energetiche; e 50% su bevande gassate e bevande zuccherate. Ai fini dello sdoganamento sono necessari i seguenti documenti: documento di trasporto (Cargo Bill), buono di consegna (Delivery Order), distinta dei colli (Packing List), certificato di origine dei prodotti (Certificate of Origin), lettera di autorizzazione (Authorization Letter), Customs Card.

Classificazione doganale delle merci: Sistema Armonizzato (Harmonized Commodity Description and Coding System, anche conosciuto come Harmonized System - HS).

Restrizione alle importazioni: alcune voci sono regolate da regime monopolistico come gli alcolici (incluso il vino) e i tabacchi. La carne deve essere macellata secondo il metodo Halal. E’ permessa l’importazione di carne suina.

Importazioni temporanee: dall’Aprile 2011, gli EAU sono entrati a far parte del Sistema Carnet ATA (69° Stato ad aggiungersi), pertanto in uso il Carnet ATA, documento doganale internazionale che consente l’importazione temporanea di merci esentasse fino a un anno. Il carnet ATA copre quasi tutto: campioni commerciali; attrezzature professionali; prodotti per fiere, spettacoli, mostre, eventi.

 

Attività di investimento e insediamenti produttivi nel Paese

Normativa per gli investimenti stranieri[2]: il 1° giugno 2021 il Federal Decree Law 26/2020 ha modificata la normativa federale sulle imprese private (Federal Law 2/2015 “Law on Commercial Companies”) riconoscendo, inter alia, alle persone fisiche e giuridiche straniere il diritto di detenere la totalità del capitale delle società costituite negli EAU. Sono previste alcune limitazioni a tutela di settori economici ritenuti sensibili, quali: telecomunicazioni; bancario, finanziario e di stampa delle valute; difesa e sicurezza; scuole coraniche ed attività legate al pellegrinaggio; pesca e servizi connessi.ri[3]

Nuova disciplina dei visti[4]: per attrarre e trattenere risorse professionali qualificate dall’estero, a settembre 2021 gli Emirati hanno annunciato la riforma delle disciplina dei visti, basata su: a) emissione del nuovo “Green Visa”, destinato a professionisti qualificati, investitori, imprenditori e ai migliori studenti e laureati che potranno autonomamente sponsorizzarsi, anche in assenza di un rapporto di dipendenza da un’impresa; b) emissione del “Freelancers Visa”, dedicato ai lavoratori autonomi di settori di nicchia (es. intelligenza artificiale, blockchain, fintech); c) estensione dei permessi di viaggio d'affari da tre a sei mesi e modifiche alla normativa del “Golden visa”.

 

Brevetti e proprietà intellettuale[5]

Negli EAU possono dirsi esistenti almeno due sistemi di protezione brevettuale: uno nazionale ed uno regionale. Quest’ultimo sistema presuppone la richiesta di tutela alla competente istituzione del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG). Inoltre, gli EAU sono membri non solo dei trattati regionali del CCG preposti alla tutela della proprietà intellettuale e dei brevetti, ma anche e soprattutto di rilevanti trattati internazionali e relativi organismi. In particolare, si segnalano i più importanti: la Convenzione istitutiva dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI, in inglese World Intellectual Property Organization – WIPO), il Trattato di Cooperazione in materia di Brevetti (in inglese Patent Cooperation Treaty - PCT), la Convenzione di Parigi per la Protezione della Proprietà Industriale, l’Accordo sugli aspetti commerciali dei Diritti di Proprietà Intellettuale (meglio noto come TRIPS, Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights), e il CCG. Dunque per chi operasse sul suolo emiratino, si rende possibile servirsi della tutela fornita da tali trattati e convenzioni sul sistema dei brevetti e della proprietà intellettuale.

 

Sistema fiscale[6]

Il Consiglio Federale mantiene il potere legislativo su difesa, affari esteri, educazione e salute, mentre ogni singolo Emirato mantiene il potere legislativo su altri settori pubblici, compreso quello fiscale.

Anno fiscale: 1 gennaio-31 dicembre.

Imposta sui redditi delle persone fisiche: assente, nemmeno a titolo di ritenuta alla fonte. Le imprese che impiegano cittadini con passaporto emiratino sono obbligate a versare agli stessi una quota del salario, corrisposto in appositi fondi pensione. Questa quota ha diverse percentuali e sono basate sui salari ricevuti: per i datori di lavoro pubblici è del 15%, per i datori di lavoro privati è del 12,5%, per i dipendenti è del 5%.

Tassazione sulle attività di impresa: Attualmente, gli Emirati Arabi Uniti non hanno un regime federale di imposta sul reddito delle società; tuttavia, la maggior parte degli Emirati ha introdotto decreti sull’imposta sul reddito alla fine degli anni ‘60 e la tassazione viene regolata localmente da ogni singolo Emirato. Ai sensi di tali decreti fiscali, l’imposta sul reddito può essere applicata a tutte le società (comprese filiali e stabilimenti permanenti) con aliquote fino al 55%. Tuttavia, in pratica, l’imposta è attualmente applicata solo nei confronti delle entità societarie impegnate nella produzione di petrolio e gas o nell’estrazione di altre risorse naturali negli Emirati Arabi Uniti. Inoltre, alcuni Emirati hanno i loro specifici decreti fiscali bancari, che impongono l’imposta alle filiali di banche straniere al tasso del 20%. Le zone di libero scambio hanno le proprie norme e regolamenti e generalmente offrono esenzioni fiscali alle imprese (e ai loro dipendenti) stabilite nelle zone di libero scambio per un periodo compreso tra 15 e 50 anni (che sono per lo più rinnovabili). Sulla base di quanto sopra, la maggior parte delle entità registrate negli Emirati Arabi non è attualmente tenuta a presentare dichiarazioni dei redditi societari negli Emirati Arabi, indipendentemente da dove sia registrata l’attività[7].

Imposta sul valore aggiunto (VAT): A partire dall’1 gennaio 2018 gli Emirati Arabi Uniti hanno introdotto l’imposta sul valore aggiunto (Value Added Tax o VAT) ad un tasso generale del 5% sul valore della merce. Alcuni beni e servizi sono soggetti a un’aliquota dello 0% o a un’esenzione dall’IVA (subordinatamente al rispetto di condizioni specifiche). L’aliquota IVA pari allo 0% si applica ai beni e servizi esportati al di fuori degli Stati membri del Gulf Cooperation Council (GCC) che attuano l’IVA, ai trasporti internazionali, alla fornitura di petrolio greggio/gas naturale, alla prima fornitura di immobili residenziali e alcune aree specifiche, come all’assistenza sanitaria e l’istruzione. Una esenzione IVA si applica a determinati servizi finanziari, nonché alla successiva fornitura di immobili residenziali. Inoltre, anche le transazioni in terra nuda e il trasporto nazionale di passeggeri sono esenti da IVA. Alcune transazioni di merci tra società stabilite nelle zone designate (gratuite) degli Emirati Arabi Uniti (DZ) potrebbero non essere soggette all’IVA. La fornitura di servizi all’interno delle DZ è tuttavia soggetta all’IVA in conformità con l’applicazione generale della legislazione IVA degli Emirati Arabi Uniti. Per le imprese residenti negli Emirati Arabi Uniti, la soglia di registrazione IVA obbligatoria è 375.000 dirham degli Emirati Arabi Uniti (AED) e la soglia di registrazione volontaria è 187.500 AED. Nessuna soglia di registrazione si applica alle imprese non residenti che effettuano forniture per le quali è richiesto l’addebito dell’IVA negli Emirati Arabi Uniti.

Il raggruppamento dell’IVA è consentito, purché siano soddisfatte determinate condizioni. Esistono specifici requisiti documentali e di tenuta dei registri, come l’obbligo di emettere fatture fiscali e di presentare dichiarazioni IVA (su base trimestrale o mensile a seconda dell’assegnazione da parte dell’Autorità federale delle contribuzioni. L’IVA in eccesso in entrata può, in linea di principio, essere richiesta all’Autorità’ federale, secondo una procedura specifica. In alternativa, i crediti IVA possono essere riportati e detratti dall’IVA in uscita futura. Le aziende che non rispettano i propri obblighi IVA possono essere soggette a multe e sanzioni. Sono previste sanzioni sia fisse che fiscali7.

 

[1] Fonte: Dubai Customs; Abu Dhabi Customs; Abu Dhabi Investment Authority; ICE; ISTAT; SACE; rielaborazioni Camera di Commercio Italiana negli EAU

[2] Fonti: Agenzia delle Entrate; Fisco Oggi; Ministero dell’Economia e delle Finanze.

[3] Fonti: Federal Law by Decree No. (19) of 2018 Regarding Foreign Direct Investment, www.economy.gov.ae

[4] Fonte: a-z Consultancy

[5] Fonte: Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (OMPI); Al Tamimi & Co.

[6] Fonte: Diacron; Agenzia delle Entrate

[7] Fonte: taxsummaries.pwc.com/

 

“Business Atlas 2020: guida agli affari in 56 mercati per il business italiano” a cura delle Camere di Commercio italiane all’estero.
Ultimo aggiornamento: 29/09/2021